”Con l'esasperazione del concetto di specializzazione siamo giunti ad un mondo che separa in compartimenti stagni i vari campi della conoscenza umana.
Daniele Pieraccini
Ogni prospettiva di progresso tecnologico è indipendente da considerazioni etiche, filosofiche, sociali, antropologiche. Il messaggio che ci arriva è: lo facciamo perché si può fare.
Upgrade (2018) è un film fantascientifico riuscitissimo, una vera sorpresa, intelligente e a tratti piuttosto violento e splatter, dotato di un certo umorismo e di twist funzionali alla trama.
Un B-movie di classe, dal basso budget ma dall'alto contenuto di idee che offrono molti spunti di riflessione.
«Gli uomini ora sono diventati strumenti dei loro strumenti»
(Henry Thoreau, “Walden”, 1854).
Upgrade (2018) è un film fantascientifico riuscitissimo, una vera sorpresa, intelligente e a tratti piuttosto violento e splatter, dotato di un certo umorismo e di twist funzionali alla trama.
Sceneggiatore, regista e produttore è l’australiano Leigh Whannell, conosciuto per aver creato, insieme a James Wan, la saga di Saw e per aver ideato soggetto e sceneggiatura dei film del franchise Insidious.
Con Upgrade Whannell sembra muoversi con una certa libertà, dando vita ad un film relativamente indipendente che omaggia pellicole vecchio stile, soprattutto anni ’80, calando però la vicenda in un contesto molto più attuale.
Un B-movie di classe, dal basso budget ma dall’alto contenuto di idee che offrono molti spunti di riflessione.
Sinossi
(Contiene spoiler)
La storia si svolge in un futuro in cui ogni aspetto della vita umana è controllato dai computer: dalle auto a guida autonoma alle attività lavorative alla routine casalinga (spesa, pasti, regolazione della temperatura ambientale ecc.)
Il protagonista, Grey Trace, è un meccanico piuttosto avverso alla pervasività delle nuove tecnologie, accettate di buon grado invece dalla moglie Asha.
Una delle auto vintage rimesse in sesto da Grey appartiene a Eron Keen (nome interessante…), un giovane prodigio a capo dell’azienda Vessel, all’avanguardia nel campo della biomeccanica.
Proprio dopo aver consegnato l’auto al miliardario, l’auto a guida autonoma (ovviamente Vessel) in cui si trova la coppia è hackerata: senza poter controllare il mezzo Grey e Asha hanno un incidente, in seguito al quale, feriti, sono assaliti da una banda di malviventi. L’esito è tragico: Asha viene uccisa a sangue freddo, Grey sopravvive ma paralizzato completamente.
Grazie agli ausili tecnologici la vita di Grey può proseguire in maniera abbastanza autonoma, ma solo tecnicamente. L’impossibilità di provvedere a se stesso, il dolore per la perdita della moglie e l’incapacità della polizia di arrivare ai colpevoli del delitto lo prostrano profondamente, tanto che prova, inutilmente, a spingere il robot medico a somministrargli una dose letale di tranquillanti.
Le cose cambiano quando Eron Keen gli propone di sottoporsi ad un trattamento ancora sperimentale, facendosi impiantare un chip di nuova generazione nella spina dorsale.
Così facendo Grey recupera le funzionalità del proprio corpo, ma si rende conto che le capacità di STEM (il nome dell’intelligenza artificiale ospite del suo apparato neurale) vanno ben oltre.
Il chip è in grado di parlargli e interagire con lui e di prendere il comando del suo corpo: per prima cosa si offre di aiutarlo a trovare gli assassini della moglie…
Riflessioni
Progresso o regresso?
Ogni strumento inventato dall’uomo, inevitabilmente, lo depriva dell’allenamento necessario a mantenere una data abilità. Per esempio, un sicuro risultato ottenuto dalle auto a guida autonoma sarà quello di allevare generazioni di umani incapaci di guidare un veicolo. Ogni macchina che sostituisce l’abilità umana in una attività causa la perdita della capacità dell’uomo di svolgere quella stessa azione. Si pensi alle calcolatrici o ai navigatori, che sostituiscono le nostre capacità aritmetiche e di orientamento.
Contemporaneamente, nella nostra interazione con le “intelligenze” artificiali, siamo costretti ad abbassare la nostra intelligenza compiendo azioni stupide: digitare dei tasti per poter ottenere un servizio, contare quanti semafori sono presenti in un immagine ecc.
L’impressione è che ci stiano programmando, usando per accrescere il potenziale delle macchine mentre dilapidiamo il nostro.
Forse siamo dentro un esperimento che coinvolge la razza umana: la più grande regressione intellettiva della nostra specie, mascherata da progresso tecnologico.
Chi manovra chi?
Grey è un uomo di altri tempi, un artigiano, un “homo faber”, non riesce ad adeguarsi alle innovazioni tecnologiche, preferisce avere il controllo, mentale e manuale, sulle proprie azioni.
I superpoteri derivati dall’innesto del chip nel suo corpo possono apparire una gran figata, all’inizio.
Poi si realizza che il protagonista è solo uno strumento, temporaneamente necessario a STEM per interagire fisicamente con il mondo reale.
Anche prima di questa presa di coscienza, l’uso pervasivo dei supporti tecnologici mostra nel film un rovescio della medaglia: la macchine possono amplificare la malvagità umana.
Affidarsi in toto alla tecnologia consente a chi detiene il potere di controllare ogni aspetto della nostra vita, fino a poterci cancellare con un click.
Il pericolo degli algoritmi
Upgrade può essere considerato un prequel dei soliti Matrix o Terminator, la visione della genesi di un mondo dominato dalle macchine.
Come mostrato nel film, dei chip possono prendere il controllo di ogni aspetto della vita comune. La tendenza attuale porta ad immaginare un’epoca in cui le persone, soprattutto quelle più anziane, interagiranno solo con macchine. Ogni aspetto della vita, necessità di sostentamento e di salute, manutenzione della casa, intrattenimento, potrebbe essere regolato dalle intelligenze artificiali.
Amicizie, interazioni sociali, persino i bisogni sessuali saranno appannaggio delle macchine.
Molti si emozionano quando vedono un robot che si muove e parla come gli umani, anche se si tratta di una invenzione sommariamente inutile, puro marketing. Ben più reali e pervasive sono altre macchine, quelle che distribuiscono cibo, bevande, biglietti del treno e altri servizi.
Cosa succederà quando non ci sarà più nessuna necessità di interagire con altri umani? Gli algoritmi potrebbero creare un mondo in cui non ci sarà più bisogno del pensiero umano, quindi non ci sarà più bisogno dell’umanità. Si avvicina il metaverso, nel quale, come Grey nel finale del film o come l’umanità di Matrix, l’uomo può compiere la migrazione definitiva.
Lasciare la realtà ad altri, o alle macchine, per vegetare in una realtà simulata.
Il metaverso è stato fantascienza fino a poco tempo fa, adesso è una prospettiva tragicamente reale, all’accettazione della quale siamo stati guidati nel tempo anche dalle saghe letterarie e cinematografiche, dal Signore degli anelli a Star Wars: generazioni di ragazzi allettati dall’idea di vivere in mondi immaginari interagendo con i personaggi dei loro sogni.
Conclusione
Con l’esasperazione del concetto di specializzazione siamo giunti ad un mondo che separa in compartimenti stagni i vari campi della conoscenza umana.
Ogni prospettiva di progresso tecnologico è indipendente da considerazioni etiche, filosofiche, sociali, antropologiche. Il messaggio che ci arriva è: lo facciamo perché si può fare.
Non si considera che immettere delle innovazioni così totalizzanti e pervasive in un sistema mondiale dominato da rapporti di forza ed interesse di pochi può portare a danni enormi.
Il progresso tecnologico è comunque buono e indiscutibile, la scienza è assurta al rango di fede religiosa e dogmatica.
Domina un’attitudine che va oltre il più sfrenato positivismo e che sta mettendo le nostre sorti in mano a dei pazzi con il senso di responsabilità di un adolescente deviato, degli Eron Keen che ci porteranno fino al punto omega.
Lo scopo del test di Turing è quello di stabilire quando possiamo dire che una macchina è diventata intelligente come gli esseri umani. Forse dovremmo rovesciarlo: quando possiamo dire che gli esseri umani sono diventati stupidi come le macchine?
Upgrade (Australia – 2018)
Regia | Leigh Whannell |
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Soggetto e sceneggiatura | Leigh Whannell |
Produzione | Jason Blum Kylie Du Fresne Brian Kavanaugh-Jones |
Interpreti | Logan Marshall-Green: Grey Trace Betty Gabriel: detective Cortez Harrison Gilbertson: Eron Keen Melanie Vallejo: Asha Trace Benedict Hardie: Fisk Brantner Linda Cropper: Pamela Trace |
Fotografia | Stefan Duscio |
Montaggio | Andy Canny |
Musiche | Jed Palmer |
Distribuzione | Universal Pictures |
Data di uscita
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10 marzo 2018 – 22 novembre (Italia) |
Durata
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100 minuti |
Il trailer originale del film