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Swissmade è una trilogia di minifilm sul futuro della Svizzera, il terzo dei quali, 2069, è la pellicola che vede all'opera un giovane H.R. Giger, agli inizi della sua carriera nel cinema.

The Boss

Yves Yersin, Fritz E. Mäder, Fredi M. Murer

Essendo un vecchio ammiratore di Giger, da lungo tempo speravo di poter guardare il suo primo lavoro per il cinema, il mediometraggio ‘Swiss Made 2069’, del quale si erano perse le tracce da molti decenni.

Capitò un giorno che, in concomitanza con l’annunciato scioglimento dei Daft Punk, mi tornasse in mente dopo tanti anni questo curioso esperimento cinematografico del buon H.R. in collaborazione col suo amico regista F.M. Murer, autore del documentario ‘Passagen’ dedicato a Giger stesso.

Tentando l’ennesima ricerca sul web, credendola anche stavolta infruttosa, trovai invece con grande meraviglia un link ad un video di 39 minuti: un altro vecchio sogno realizzato grazie al web.

Swissmade è una trilogia di minifilm sul futuro della Svizzera, nel primo, ‘1980 (Der Neinsager)’ di Yves Yersin, un rivoluzionario che torna dal Brasile e scopre che i suoi compagni rivoluzionari hanno perso la determinazione e l’entusiasmo iniziali. Viene visto come una caricatura del passato e finirà con il fare l’attore in una pubblicità per una banca.

Il secondo film, ‘Alarm’ di Fritz E. Maeder vede un operaio che vuole ribellarsi contro il sistema e ad una moglie megera.

Il terzo è il nostro ‘2069’.

Swissmade 2069 è scritto e diretto da Fredi M. Murer, collaboratore di lunga data di Giger, e le impronte di Giger stesso sono ovunque nel film.

Lo script nasce da un dubbio, come sarà la società svizzera tra 100 anni?

Il mondo del 2069 è un insieme di stati corporati che sono guidati ciascuno da un proprio ‘Brain Center’, ovvero un computer ad intelligenza artificiale che amministra e controlla i cittadini in ogni loro mossa. Tutti portano una macchina fotografica e si salutano scattandosi delle foto.

I cittadini possono e devono contattare periodicamente il “Braincenter” da innumerevoli colonnine intercom “Braincorner”. Niente può succedere senza stretto controllo, viene registrato anche il deterioramento dei dati del cibo, per il quale è stato istituito un sistema di allerta.

E’ una popolazione compiacente, che commette volontariamente atti di auto-sorveglianza e i patrioti vengono emarginati e liquidati come pazzi, per essersi voluti allontanare da questa società del controllo.

Sono i cittadini stessi a sottomettersi “volontariamente” a questa autodefinita ‘Democrazia Totale Scientifica’ basata sulla lettura del pensiero, la mancanza di individualità e di scelta: ogni decisione viene presa dalla AI, che gestisce anche i rapporti sessuali tra i cittadini con il “calcolo del compagno ideale giornaliero” che viene comunicato ai richiedenti tramite i Braincorner.

I rapporti sessuali vengono mantenuti strettamente occasionali per mantenere un distanziamento sociale che impedisca alle persone di potersi unire in possibili associazioni eversive; anche le mansioni lavorative e il posto di lavoro vengono continuamente cambiati, in modo che le persone non arrivino ad instaurare rapporti di conoscenza interpersonale.

Ogni forma di emozione, comprese quelle derivanti dal contatto con la natura, sono bandite.

Le famiglie sono strettamente programmate ed amministrate e i figli della famiglia tipo sono una coppia di gemelli.
L’età massima alla quale è consentito giungere è di 41 anni, dopodichè si viene eliminati.

Un “cittadino integrato con il sistema ma con una tendenza latente ad allontanarsene” viene incaricato dal “Brain Center”, un computer che controlla la società, di produrre un film report sulla missione sconosciuta di un essere alieno. L’alieno è un extraterrestre con una cinepresa Bolex, un microfono e un registratore a nastro Nagra incorporati, che viaggia per il pianeta Terra del 2069 per esplorarne le condizioni attuali.

Un “filosofo”, nel suo studio situato in una sorta di grande villa-cattedrale e aiutato da un team di 7 giovani ancelle, da lui stesso telecomandate attraverso vari impulsi di audiofrequenze, sta studiando il sistema per poter trasformare la Svizzera in un luogo dove le varie corporazioni-stato possano, pagando, scaricare i dissidenti del sistema in apposite riserve.

L’ultimo pensiero raccolto è quello di un tecnocrate che sottolinea – rivolgendosi con vigore e sprezzantezza al pacifico visitatore – quanto questo sistema di Democrazia Totalitaria sia vincente, poiché, essendo basato sulla raccolta dei dati elaborati e gestiti dal computer, «Non esistono cittadini superiori o subordinati. Non ne sai nulla della nostra Democrazia? Da quale pianeta in via di sviluppo provieni?»

L’osservatore silenzioso raccoglierà pensieri e testimonianze di vari campioni di umanità di questo mondo distopico, dagli allineati ai dissidenti (con preferenza verso i secondi), per poi venire sequestrato, privato di telecamera e registratore (testa e cuore) e quindi normalizzato da “scienziati” del Brain Center, coi volti celati da una mascherina, impedendogli il ritorno e di poter portare aiuto al proprio mondo.

Dopo questo ultimo terribile atto, l’umanità pensante sventola una simbolica bandiera bianca in fiamme e si prepara ad abbandonare completamente la società-automa.

Una velata critica alla società Svizzera apppare piuttosto chiara: la Svizzera viene mostrata come ormai completamente assente dalla mappa dell’Europa, al suo posto vi è ormai un immenso lago, come un mare interno.

Gli emarginati si sono riuniti su una barca e si allontanano sul lago verso l’orizzonte, abbandonando definitivamente questa società.

Il finale mostra come sarà qualche tempo dopo il “pianeta in via di sviluppo” dell’alieno, non lasciandogli alcuna speranza.

Il giornalista cinematografico è interpretato dallo stesso Murer. Tutti i partecipanti al film, nella vita reale erano autentici attivisti del 1968, alcuni dei quali in seguito fecero carriera politica o artistica.

In una breve scena è presente anche Li Tobler, allora compagna e musa di Giger, il quale appare nel film nelle vesti di un artista/eminenza grigia che produce i piani di questa società distopica, una sorta di ‘Architetto dell’Universo’ che si interfaccia con il Brain Center attraverso una poltrona con terminale, anticipando la postazione con la quale l’equipaggio della Nostromo si relazionava con il computer di sistema ‘Mother’ nel film Alien, idea che verrà sviluppata anche nel celebre ‘La fuga di Logan’ ma anche nel confessionale di ‘THX1138’ di George Lucas.

Li Tobler

H.R. Giger

Tina Gwerder è l’alieno

E’ quasi superfluo sottolineare come anche l’alieno stesso di Swissmade 2069 sia una anticipazione dello Xenomorfo del film Alien, esattamente come il Brain Center sia una versione in fasce e senza ‘filtri’ del computer Mother.

Chiudiamo segnalando l’evidente somiglianza tra il personaggio dell’alieno osservatore e e quello del Thomas Jerome Newton protagonista del romanzo di Walter Tevis ‘L’uomo che cadde sulla Terra’. Somiglianza resa ancora più evidente dalla scena finale di 2069 con quelle che descrivono il pianeta Anthea nella versione cinematografica del racconto di Tevis diretta da Nicholas Roeg.

UN RARO ESTRATTO DA UNO SPECIAL TV SU GIGER E “SWISS MADE 2069”

Credits/Cast

Buch, Regie, Kamera, Schnitt: Fredi M. Murer
Aufnahmeleiter: Giorgo Frapolli
Ton: Christian Kurz
Foto:
Doris Quarella
Future-Design:
H. R. Giger
Science-Couture:
Silvia Wolfensberger
Labor:
Cinegram SA, Zürich/ Genève
Lichtbestimmung:
Johannes Anders
Mischung:
Bruno Müller / Sonorfilm AG, Bern
Trick:
Charly Kresling / Probst film, Bern

Sprache: Hochdeutsch
Dauer:
40 min
Originalversiont: Farbe, 35mm
Verleih: FMM Film Verleih

Cast:
Humanoid (visitatore): Tina Gwerder

Reservatbewohner (abitanti della riserva)
Asther Altorfer, Hannes Bosshard, Carmen Corti, Ivett Epper, Kurt Eler, Kiky de Groot, Manon Küng, Anna Leskinnen, Ruth Murer, Sabine Murer, Robi Müller, Toni Holz Portmann, Lili Schiess, Hans Stamm, Verena Voiret, Paul Weibel

Integrierte Staatsbürger (cittadini integrati)
Dieter Ackerknecht, Gianni Bacchetta, Elisabeth Besmer, Sylvia Besmer, Alex Böckli, Pino Bühler, Ines Diemer, Doris Ehrler, H.R Giger, Cornelia Grossmann, Thomas Held, Peter Hürzeler, Daniela Indemini, Andreas Kappeler, Regine Kappeler, Su Kappeler, Bruno Klieber, Frieda Kurz, Egon Meichtry, Margrit Röllin, Raymond Scholler, Li Tobler

Ringraziamenti

Si ringrazia il sito del regista F.M. Murer per le immagini.

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