”Nel 1963 Ugo Gregoretti filma quello che probabilmente è il suo lavoro più denso e significativo.
Daniele Pieraccini
Muovendosi tra fantascienza ironica, commedia, surrealismo, inchiesta televisiva e giornalismo alla Malaparte, ispirato sicuramente dal maestro René Clair nell'incrociare il fantastico con il quotidiano, il regista romano mette in scena quello che si potrebbe definire il prequel del carpenteriano “Essi vivono”.
«Omicron era un film sulla fabbrica, o meglio, sulla Fiat, tant’è vero che la sua base documentaria è l’inchiesta sulla Fiat fatta da Giovanni Carocci e comparsa sulla rivista “Nuovi Argomenti”, diretta da Alberto Moravia, che analizzava le difficili questioni sindacali all’interno degli stabilimenti Fiat dopo la creazione di una polizia segreta che vigilava sul lavoro nelle fabbriche.
Alcune cose vennero da un incontro a Torino con dei giovani dei “Quaderni Rossi”, Fofi e Soave.
Dopo i miei primi lavori e dopo il successo del film Ro.Go.Pa.G. Cristaldi mi propose nel 1963 di girare un film di soggetto fantascientifico, che dapprima pensai di girare direttamente a Torino. Omicron era un curioso esempio di satira sul lavoro operaio in una grande fabbrica, con un alieno che si incarnava in un operaio.
Andai in Fiat, un po’ ingenuamente, per chiedere l’uso di un grande stabilimento dove poter girare, ma ovviamente la Fiat non ci diede il permesso.
Andai allora all’Eni che, spinta dal desiderio di dimostrare come gli enti pubblici fossero più aperti dei privati, ci mise a disposizione immediatamente uno stabilimento di Firenze, il Nuovo Pignone, specializzato nella costruzione delle bombole a gas per le cucine
Restammo lì quasi un mese, a Torino girammo solo alcuni esterni in Piazza San Carlo e in periferia» (U. Gregoretti, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).
“Un giorno non saremo più noi stessi, ma degli altri che stanno dentro di noi”
Nel 1963 Ugo Gregoretti filma quello che probabilmente è il suo lavoro più denso e significativo.
Muovendosi tra fantascienza ironica, commedia, surrealismo, inchiesta televisiva e giornalismo alla Malaparte, ispirato sicuramente dal maestro René Clair nell’incrociare il fantastico con il quotidiano, il regista romano mette in scena quello che si potrebbe definire il prequel del carpenteriano “Essi vivono”.
Il titolo, “grazie” all’arrivo della omonima “variante pandemica” e alla conseguente isteria collettiva come sempre fomentata dai media, ha recentemente riportato all’attenzione questo gioiello del nostro cinema, che merita invece ben altra considerazione.
In quegli anni la fantascienza sembrava aver trovato un proprio spazio all’interno del cinema italiano: nel 1958 Paolo Heusch dirige “La morte viene dallo spazio”, prima pellicola del genere prodotta nel nostro Paese con la quale anticipa il genere catastrofico; Antonio Margheriti cala il poker del ciclo Gamma Uno (ben quattro film ambientati nella omonima stazione spaziale); il maestro Mario Bava realizza “Terrore nello spazio” che ispirerà l’Alien di Ridley Scott; Bruno Gaburro gira il post-apocalittico “Ecce Homo: i sopravvissuti” e Luigi Cozzi esordisce con la satira sperimentale “Il tunnel sotto il mondo”, tratta dall’omonimo raccnto di Frederik Pohl.
Gregoretti lega l’ispirazione sci-fi alla satira di costume, usando tocchi che anticipano il mockumentary (quante idee all’avanguardia nel cinema italiano degli anni sessanta, fonte inesauribile per gli sceneggiatori di Hollywood anche a decenni di distanza…) per riflettere, con la stessa lucidità e lo stesso disincanto di Salce nel suo “Colpo di stato”, di pochi anni dopo, su una società già avviata verso la dissoluzione.
Creature di prima e seconda scelta
Omicron ci narra una invasione aliena, sulla falsariga de “L’invasione degli ultracorpi”: esseri di una altro pianeta vogliono conquistare la Terra possedendone gli abitanti. Per infiltrarsi tra di noi sfruttano il conformismo delle persone, già “possedute” dalle dinamiche sociali (su tutte quella servo-padrone) che ne guidano l’esistenza.
E’ qui che la visione di Gregoretti ci rimanda a quella di Carpenter. In piena era reaganiana quella del regista statunitense è una presa di coscienza di un’invasione ormai consolidata; il film italiano ci mostra invece gli albori dell’invasione stessa. Il parassita capitalista è il risultato della fusione tra gli esseri alieni e il progressismo conformista dei nostri tempi.
Calandroni giroscopici
Angelo Trabucco (interpretato da Renato Salvatori) è un umile operaio, un ultimo della classe, che viene rinvenuto cadavere all’interno di un tubo di cemento, in una sequenza di apertura che da sola vale il film e che ci mostra già la padronanza di Gregoretti nel gestire espressività visiva e concettuale. Il fatto però è che Trabucco non è morto, ma posseduto da una entità aliena, che gradualmente riporta il corpo in vita ed impara a conoscerlo e controllarlo.
A questo processo di apprendimento finalizzato al controllo parassitario si devono le gag più comiche del film, ma anche alcune trovate immaginifiche sorprendenti: su tutte la lettura a velocità incredibile di una mole di libri, al fine di imparare tutto degli umani nel minor tempo possibile.
“La catalessi ha fatto di lui un uomo inesistente ed un operaio modello”
Maldestro, catastrofico e violento nelle interazioni sociali, Trabucco/alieno ha forza e resistenza non comuni e soprattutto è produttivo in maniera sovrumana nel suo lavoro in fabbrica, mettendo in crisi gli altri lavoratori anche perché non avanza pretesa alcuna ed obbedisce ad ogni richiesta.
Dopo molte peripezie e vicende che portano il protagonista inevitabilmente al centro dell’attenzione da parte di colleghi e superiori, l’ostacolo principale all’invasione aliena è infine individuato dai nostri nemici venuti dallo Spazio: la coscienza umana.
Questa luce scomoda, che riemerge in Trabucco grazie all’amore, è però già sotto scacco da parte di forze terrestri, delle leggi del mercato e della società piegata ad esso. Ciò che mette in difficoltà esseri superiori di altri mondi è comunque soffocato dal conformismo della nostra epoca.
Angelo lotterà in un sussulto di ribellione, tentando di avvisare i suoi simili, ma finirà per soccombere nell’indifferenza generale. Intanto gli alieni, che hanno capito quali corpi devono occupare (quelli dell’élite), stanno pianificando gli anni a venire. Anni di prosperità per loro e di schiavitù per la maggioranza dell’umanità.
Rivedere la storia (del cinema italiano)
Davanti a lavori come Omicron, come Colpo di stato e molti, troppi altri, così ricchi sotto tanti punti di vista (creativo, testuale, immaginifico, recitativo…) ci porta a riflettere sulla necessità di liberarsi della visione imposta istituzionalmente della storia del nostro cinema. Non è possibile che vi siano tante opere di spessore dimenticate o ignorate dallo sguardo di prammatica della critica “ufficiale”.
Ma non c’è da stupirsi: è chiara la volontà di spingere certi autori a scapito di altre opere “scomode”, per promuovere proprio la visione progressista, conformista, ipocrita e decadente osservata e criticata in maniera lucida da autori come Gregoretti, Salce, Petri, Tognazzi, Ferreri.
“Sto perdendo sugo”
Un ultimo, doveroso omaggio a Renato Salvatori, protagonista azzeccatissimo scelto da Gregoretti.
Un attore eclettico e originale, che in Omicron conferma la sua classe e la sua versatilità, già messe in mostra prima (con Risi, Monicelli, Castellani, Visconti…) e successivamente (con Ferreri, Petri, Costa-Gavras…).
Nel 1963 la sua carriera è già in fase discendente; il suo addio al cinema a neanche cinquant’anni (e la morte da dimenticato pochi anni dopo) è un altra dolorosa vergogna del nostro cinema.
CLICCA E SBLOCCA UNA CLIP NELLA QUALE UGO GREGORETTI RACCONTA IL SUO “OMICRON”
“Omicron” (IT 1963) di Ugo Gregoretti
Regia: Ugo Gregoretti
Soggetto: Ugo Gregoretti
Sceneggiatura: Ugo Gregoretti
Produttore: Franco Cristaldi
Casa di produzione: Lux Film, Ultra Film, Vides Cinematografica
Distribuzione in italiano: Paramount
Fotografia: Carlo Di Palma
Musiche: Piero Umiliani
Scenografia: Carlo Gentili
Personaggi e interpreti
Renato Salvatori: Angelo Trabucco / Omicron
Rosemarie Dexter: Lucia
Gaetano Quartararo: Midollo
Mara Carisi: moglie di Midollo
Ida Serasini: vedova Piattino
Calisto Calisti: Torchio
Dante Di Pinto: commissario
Vittorio Calef: presidente della S.M.S.
Maria Grazia Grassini: signorina Mari, l’infermiera
Ugo Gregoretti: giornalista