Si dice che tutto sia iniziato con lo yuppismo degli anni 80 ma a fine decennio ‘70 c’era già il seme dell’imbecillità che era ben visibile in Italia con l’esplosione della moda popolare come Benetton prima e poi Fiorucci ma anche con certo abbigliamento che proveniva da oltreoceano,
Ricordo chiaramente un giorno che sull’autobus per la scuola una tizia di un paio di anni più grande mi disse con invidia, “hai i levis, costano un casino…” e io che avevo forse 10 anni e non sapevo nemmeno cosa fossero “i levis”, tranne che avevo un paio di jeans smessi arrivati di rimbalzo da chissà quale parente.
Quel giorno lì il verme dell’imbecillità mentale derivata dai diktat distrusse questa mia “verginità” intellettiva e lo ricordo ancora con disgusto, come una profanazione mentale appunto: percepii chiaramente che l’egregora era stata creata e iniziava a nutrirsi delle masse istupidite.
Pochissimi anni dopo gli spin doctors fecero esplodere il paninarismo e lo yuppismo e fu l’inizio della fine: tramite un’organizzazione capillare che fece larghissimo uso dei media cineradiotelevisivi e la stampa, i giovani vennero sistematicamente riempiti di sciocchezze e inquadrati come militari: si veniva facilmente snobbati da coetanei che comunicavano con un linguaggio da ritardati e appiccicavano gli appellativi più cretini: si veniva discriminati e isolati fin da ragazzini se non si era dotati di una costosissima “divisa” consistente in vestiario di pessimo gusto e qualità, con alcuni marchi creati ad hoc e altri recuperati dagli USA per spingere l’americanismo sempre più a fondo.
Ed era altrettanto chiaro che esistesse già l’influencing sociale e commerciale: romanzetti e film decerebranti come “Sposerò Simon Le Bon” sono un’autentica testimonianza di quei tempi perché è tutto vero: i ragazzini erano già imprigionati in quell’ingorgo mentale e i genitori ce li tenevano, quando non ce li spingevano, perché gli anni 80 dovevano essere stupidi, sfoggiosi, sgargianti e pretenziosi: “gallisti” come i film che arrivavano da Hollywood.
La separazione sociale c’è sempre stata ma negli anni 80 divenne la cosa sotto gli occhi di tutti, accettata e spinta dalle mode e dai genitori stessi, che per dimostrare uno status sociale erano disposti anche a diventare “mangiatori di cipolle” pur di poter apparire e tentare una ridicola concorrenza col vicino abbiente.
Ovviamente insicurezza, ansia, stress e panico era diventati la quotidianità e fiumi di droghe e di alcool diventarono di uso comune poiché se non si era all’altezza di sopportare simili stress si veniva tagliati fuori dalla società.
È storia vissuta da tanti che preferiscono dimenticarlo, sia i vessati che i vessatori: alcuni dei secondi li ho rivisti anni dopo e abbassavano lo sguardo, altri semplicemente facevano finta di nulla e continuavano il loro “gallismo” sotto altre mentite spoglie e sono i distrutti dalle droghe e alcool di oggi, rimasti “vuoti a perdere” come allora e spesso genitori di altrettanti “successi umani”.
Il risultato di una tale pressione fu che il commercio andava alla grande, si, ma sulla pelle di tutti.
I giovani venivano compressi come pazzi per soddisfare le aspettative dei genitori, della famiglia, del datore di lavoro, del kapò che li torturava per farli rendere al massimo sul lavoro col miraggio della carriera: nella vita dovevi essere carico h24 ed essere sempre pronto a sbocciare senza mai un capello fuori posto, insicurezza e panico erano banditi come nemici della patria… un solo cedimento e venivi tagliato fuori.
In tutto questo la coca regnava sovrana.
A quel punto la famiglia, se avevi il tempo e la voglia di fartela, era diventata sia il motore che l’ultima ruota del carro, come la comunicazione con i figli che erano in buona parte già finiti in giri di droga pesante.
Questo erano in realtà i “brillanti e coloratissimi anni ‘80”
Gli anni 90, per quanto tristi e risibili con la loro depressione grunge, rimisero un po’ in carreggiata i cervelli ma i duemila hanno logicamente riportato l’ondata di piena dell’ottantismo decuplicata in quanto a vuotezza e stupidità disarmanti: “Sotto il vestito niente” oggi è appannaggio di tutti.