”Il 5 luglio inizia come una normale mattina d'inverno vicino a Hamilton, in Nuova Zelanda. Alle 6:12, il sole si oscura per un momento e in un lampo si scorge brevemente una luce rossa circondata dall'oscurità e una sensazione di “particelle” in movimento. Con questa forte sensazione impressa nella mente Zac Hobson si sveglia dal suo sonno. Accende la radio ma non è in grado di ricevere alcuna trasmissione. Si veste e si dirige alla volta della città, che trova deserta. Sul luogo di un incendio scopre il relitto in fiamme di un aereo passeggeri ma a bordo ci sono solo sedili vuoti. Ogni essere vivente umano e animale sembra essere svanito di colpo.
The Boss
Così inizia il film La Terra Silenziosa.
Nel 1985 il regista Geoff Murphy dirige un bel film il cui finale è stato per anni introvabile in edizione italiana e che è tratto liberamente da un racconto di Craig Harrison che per anni è stato ancora più raro, persino nell’edizione originale neozelandese: La Terra Silenziosa (The Quiet Earth).
Si tratta di un film pregno di significati metafisici ma che può essere facilmente guardabile da chiunque, pur risvegliandogli un forte senso di estraniamento e di incanto ed è proprio così che il cinema surreale dovrebbe funzionare sulla mente umana.
E’ doveroso far presente che essendo questa una analisi dettagliata anche e soprattutto della parte simbolica del film, saranno presenti SPOILER continui perciò si raccomanda la visione del film prima di leggere quanto segue.
Murphy, assistito alla prima unità dalla futura star Lee Tamahori, si avvale della prova di un ottimo Bruno Lawrence (anche coautore della sceneggiatura con Bill Baer e Sam Pillsbury), perfettamente a suo agio nella parte del protagonista Zac Hobson, uno scienziato profondamente deluso e amareggiato dalla sua vita e dal suo stesso lavoro a cui fanno da spalla gli unici altri due attori che diventano a loro volta forzatamente coprotagonisti: la rossa Alison Routledge e il Maori Peter Smith.
A partecipare al donare questo senso di incantata irrealtà contribuiscono l’ottima fotografia di James Bartle e le ovviamente pochissime musiche evocative di John Charles.
Sinossi
Solo?
Il 5 luglio inizia come una normale mattina d’inverno vicino a Hamilton, in Nuova Zelanda.
Alle 6:12, il sole si oscura per un momento e in un lampo si scorge brevemente una luce rossa circondata dall’oscurità e una sensazione di “particelle” in movimento.
Con questa forte sensazione impressa nella mente Zac Hobson si sveglia dal suo sonno.
Accende la radio ma non è in grado di ricevere alcuna trasmissione. Si veste e si dirige alla volta della città, che trova deserta.
Sul luogo di un incendio scopre il relitto in fiamme di un aereo passeggeri ma a bordo trova solo sedili vuoti. Ogni essere vivente umano e animale sembra essere svanito di colpo.
Si scopre che Hobson è uno scienziato impiegato alla Delenco, parte di un consorzio internazionale guidato dagli Stati Uniti che lavora sul “Progetto Flashlight“, un esperimento volto a creare una griglia energetica globale wireless atta ad alimentare le apparecchiature militari.
Zac arriva alla Delenco, ma non riesce a contattare nessuno degli altri laboratori situati in tutto il mondo.
In un laboratorio sotterraneo scopre il cadavere di Perrin, il suo superiore, e nel pannello di controllo principale della griglia Flashlight un monitor visualizza il messaggio “Operazione Flashlight completata”.
La scomparsa di massa sembra coincidere con il momento in cui è stata attivata la griglia del Flashlight da Perrin.
Il laboratorio viene improvvisamente automaticamente sigillato a causa delle radiazioni, Zac quindi improvvisa una bomba a gas per tentare di uscirne.
Egli tiene un diario su nastro che incide su un registratore portatile e dal quale si viene a conoscenza del fatto che lui fosse già in rotta con la Delenco, che accusa di occultare volutamente i dati di un progetto che lui definisce come dotato di un “potenziale distruttivo fenomenale”, situazione dalla quale dice mestamente di intravedere “un’unica via d’uscita”, quindi osserva:
«Zac Hobson, 5 luglio. Primo: c’è stato un malfunzionamento nel Progetto Flashlight con risultati devastanti. Secondo: a quanto pare sono l’unico sopravvissuto sulla Terra.»
Si riferisce al fenomeno come “l’Effetto“.
Dopo una settimana di disperati tentativi di contattare sopravvissuti, Zac si trasferisce nella villa di un quartiere signorile ma il suo stato mentale inizia a deteriorarsi per l’improvvisa e inaspettata solitudine.
Va a giro per centri commerciali a fare incetta o distruggere quello che trova, alterna euforia e disperazione e una sera, rendendosi conto del fatto che probabilmente non rivedrà mai più una donna, indossa una camicia da notte femminile e davanti ad un’assemblea di figure in cartone di politici e celebrità varie, tra fanfare ed esultazioni di folla registrate, tiene un amareggiato discorso dal balcone:
«Io ho dedicato tutte le mie conoscenze e capacità scientifiche per progettare qualcosa che sapevo poteva essere usata a scopi nocivi.
“Per il bene comune” mi dicevano.
Com’è facile credere nel bene comune quando tale convinzione è ripagata con lo ‘status’… la ricchezza… e il potere!
E’ difficile credere nel bene comune quando ogni fibra del mio essere mi dice che le forze spaventose che ho creato sono state messe nelle mani di questi pazzi!
Sono stato ingannato dal vomito della mia stessa corruzione!
Non è quindi normale che io sia il Presidente di questa Terra Silenziosa? Sono condannato a vivere…».
Su queste parole cala il blackout energetico.
Il giorno dopo, preso da un attacco di disperazione, irrompe in una chiesa, spara alla statua di Gesù sul crocifisso, distrugge l’impianto voci del pulpito e dichiara:
«E ora sono io Dio».
Poi inizia a distruggere tutto con un escavatore e, dopo aver schiacciato accidentalmente una carrozzina vuota, si mette in bocca la canna del fucile e la scena si chiude su una delle esplosioni provocate da lui attorno a sé.
Questo evento forse serve a spezzare la sua follia.
La scena si riapre su Zac che schizza nudo fuori dal mare e corre sulla spiaggia di uno splendido scorcio di costa neozelandese: forse un nuovo inizio.
Un Nuovo Inizio?
Venti giorni sono passati dall’Effetto e Zac si è stabilito in una villa sulla costa, munendosi di generatori a gasolio e adottando una routine più normale, pur continuando a monitorare lo stato del sole.
Una mattina d’improvviso appare alla sua porta una giovane donna di nome Joanne, i due si abbracciano e Zac finalmente si scioglie mormorando «Finalmente ho trovato qualcuno», Joanne annuisce maternamente.
I due si raccontanto le rispettive esperienze e Zac realizza che «Qualcosa è cambiato, non so cosa ma me lo sento. E’ come se fossimo stati spostati altrove, il polo nord è ancora a nord ma l’acqua del rubinetto scende nello scarico nel senso sbagliato.
Mi sa che… o siamo morti o siamo in un altro universo.»
«Sei anche tu di un altro universo? Sei una donna… o una bambina?» le chiede sommessamente mentre lei si è appisolata.
Joanne è una ragazza vitale e con una mente peculiare che le fa elaborare teorie interessanti anche sulla fisiognomica e l’attrazione animica, Zac è molto affascinato da lei e dopo pochi giorni fanno l’amore.
Altri strani effetti fisici sulla materia continuano a verificarsi e, nonostante sia preso da un nuovo entusiasmo vitale grazie alla presenza della giovane, l’uomo continua i suoi test di monitoraggio realizzando che la carica degli elettroni è cambiata e sta adesso oscillando tra due valori, aumentando continuamente l’ampiezza di tale oscillazione e rendendo di conseguenza fortemente instabile la composizione della materia.
Quando la vita di Zac pare essersi finalmente stabilizzata con Joanne accanto, durante una delle loro scorribande esplorative in città egli trova un terzo sopravvissuto, un uomo Maori di nome Api dal quale Joanne rimane subito attratta.
I tre determinano il motivo per cui sono sopravvissuti: nell’istante dell’ Effetto, erano tutti nel momento della morte: Api stava annegando durante una lite, Joanne era stata fulminata da un asciugacapelli difettoso e Zac era in overdose di pillole in un tentativo di suicidio a causa dei sensi di colpa per i pericoli creati dal suo progetto.
La scoperta del suo corpo, con accanto il suo ID di laboratorio e il registratore, avrebbe avuto la conseguenza di esporre il Progetto Flashlight e terminare l’esperimento prima che fosse troppo tardi.
Si sviluppa un triangolo amoroso che non manca di incomprensioni e gelosie ma Zac è adesso più preoccupato che mai per le sue osservazioni scientifiche: le costanti fisiche universali stanno cambiando, facendo fluttuare l’uscita del Sole e diventando altamente instabile.
Zac teme che l’effetto si ripresenti (e che il Sole crollerà presto in ogni caso e cancellerà la Terra) e Api ne da una possibile spiegazione: se la griglia dello Spotlight è ancora attiva e destabilizza continuamente il sole, l’eliminazione della struttura eliminerebbe la griglia, scongiurando il pericolo.
I tre mettono da parte i loro conflitti personali e decidono di distruggere il laboratorio Delenco portando un camion carico di gelignite all’installazione dello Spotlight ma si fermano al perimetro quando Zac rileva livelli pericolosi di radiazioni ionizzanti emanate dall’impianto.
Dice che andrà in città per recuperare un dispositivo di controllo remoto per inviare il camion nella struttura.
In assenza di Zac Joanne e Api fanno l’amore e in seguito, Api dice a Joanne che sarà lui a guidare il camion; dubita che il dispositivo di Zac sarà in grado di controllare il veicolo e sente che debba essere lui a sacrificarsi.
Poi sentono il rumore del camion: Zac aveva solo inventato una scusa per poter pagare il suo debito per la mostruosità che ha creato.
L’uomo guida il camion sul tetto del laboratorio indebolito dalla bomba a gas che crolla e, proprio mentre si verifica il Secondo Effetto, fa esplodere la gelignite.
E di nuovo…
Ancora una volta, si vede una luce rossa brillante in fondo ad un tunnel buio pieno di “particelle” in movimento.
Zac si sveglia su una spiaggia al crepuscolo.
Ci sono strane formazioni nuvolose, simili a trombe d’acqua, che emergono dall’oceano.
Cammina fino al bordo dell’acqua poi vede un enorme pianeta inanellato sorgere lentamente all’orizzonte.
Essendo l’unico sopravvissuto a questo nuovo Effetto, Zac osserva confuso e disperato ciò che lo circonda e lo attende.
Un’analisi esoterica del film
Si può facilmente interpretare il film come una discesa nel limbo, un purgatorio a più livelli: Zac potrebbe effettivamente essere morto in seguito al suicidio e trovarsi animicamente auto-segregato in un luogo di mezzo dove affrontare le conseguenze del gesto e capire esperendo che non è scappando che si risolve una responsabilità come quella che sente di avere.
Potrebbe in seguito non aver retto alla solitudine del luogo senza tempo dove si trova e aver tentato la fuga tirando davvero il grilletto al momento in cui si è posto la canna del fucile in bocca ed essersi ritrovato in un altro limbo nel quale sono arrivati in suo soccorso i due spiriti guida Joanne e Api.
I due paiono incarnare in effetti rispettivamente lo yin e lo yang e agiscono quasi come due genitori esoterici nei suoi confronti, lei donandogli con accoglienza l’affetto, la bellezza “venerea” e il calore materno e lui, con il suo incedere affettuoso ma “marziale” (notare che è sempre abbigliato da militare ed è esperto di quell’ambiente e dei suoi mezzi e materiali), dandogli protezione e porgendogli la soluzione al dilemma che lo dilania: poter rimediare al suo karmico senso di colpa.
C’è un punto nel quale Zac ha la forte sensazione che Api e Joanne si conoscano da sempre e allo stesso tempo che in quel mondo esista solo lui e che loro due siano un parto della sua mente, al che Api (che già in precedenza aveva dichiarato la sua sensazione di essere uno spirito) improvvisamente dice a Joanne che lei potrebbe essere una Patupaiarehe e che in tal caso Zac avrebbe ragione a pensare che loro due in realtà non esistano.
Nella tradizione Maori i Patupaiarehe sono “il popolo fulvo della notte” (perché sensibili alla luce), esseri soprannaturali dalla carnagione pallida e dai capelli biondi o rossi posti a guardia dei segreti della Terra e che hanno da sempre un fortissimo legame animico con i Maori stessi (da notare il profondo dolore di Joanne per la scomparsa del genere umano e anche il fatto che nella scena dove i tre si incontrano per la prima volta lei indossi un costume da fata).
Patupaiarehe – Illustrazione di Isobel Joy Te Aho-White
Gli errori di Zac a questo punto sono la gelosia cieca che gli ha fatto travisare il ruolo dei due spiriti amici e il voler risolvere in maniera matericamente rapida (senza cioè darsi il tempo di affrontare, esperire ed elaborare) il suo debito karmico verso l’umanità: non accettando i ruoli dei due spiriti tenta la via di fuga per la terza volta facendosi esplodere, finendo invece stavolta alle porte di un autentico inferno.
Unico sopravvissuto poiché morto durante il Secondo Effetto è adesso alle prese con un mondo che è pieno di pericoli annunciati già dal suo arrivo: cataclismi naturali (che rappresentano dolori karmici potenziati da dover per forza affrontare) e l’annunciarsi di Saturno, Signore dell’astrologia karmica e che rappresenta il bagaglio di limitazioni che un individuo si porta appresso, alla nascita, dalle incarnazioni precedenti del proprio spirito.
E’ comprensibile che il povero Zac si trovi adesso perso e disperato poiché si trova ad affrontare, tutte assieme, le difficili prove che ha sfuggito finora.
La soluzione per lui è capire che ogni prova se l’è inviata da solo con lo scopo di proseguire il proprio cammino evolutivo: realizzato questo troverà finalmente il coraggio di risolvere i suoi nodi karmici e proseguire il suo cammino di maturazione interiore.
Oppure, come suggerito dal romanzo di Harrison, potrebbe essere tutto un premonitore “Sogno dentro a un sogno” (Nolan ne sa qualcosa e prima di lui Herk Harvey con il suo Carnival of Souls).
Da notare che nel finale del racconto di Harrison, Hobson (che nel libro si chiama John) si risveglia dal “sogno” e nota che anche nella “realtà” l’orologio si è fermato alle 6:12 come all’inizio della storia.
Da un punto di vista numerologico molto spicciolo si nota una persistenza del 6.
L’ora 6:12 si riferisce al Numero della Bestia, 666 (6–12 = 6 e 6 più 6) e ad Apocalisse 6:12, con il discorso del capitolo biblico degli uomini che si nascondono dal volto di Dio: verso la fine della sua solitudine Zac dichiara di essere diventato lui stesso Dio ma come vedremo in seguito si tratta in realtà una falsa presa di coscienza di sé, poiché probabilmente si è di nuovo suicidato per sfuggire alla solitudine e comunque anche nel seguito non assume né le responsabilità e nemmeno l’accettazione della solitudine che il lavoro su di sé porta.
Non a caso il numero 6 si ripropone nel film durante la ricerca di sopravvissuti: il cartellone che Hobson lascia come appello, solamente di numeri, contiene almeno due somme che danno un doppio 6 (numero indirizzo sommato alle cifre del numero telefonico ovvero 396121 e 2 cioè 22 + 2 ovvero 2+2+2= 6 oppure 24+2=6 e il prezzo nell’angolo in alto a sinistra ovvero $ 1.50 e cioè 1+5=6) ai quali si possono aggiungere le cifre della falsa legge da lui recitata al megafono dell’auto di polizia per far uscire allo scoperto eventuali superstiti (legge 366025 art. 2 ovvero 22 e 2, 2+2+2=6 oppure 24 ovvero 2+4=6).
Mi fermo qua e lascio al lettore il compito di approfondire ulteriormente.
Conclusioni
Il romanzo risulta ancora più incentrato sul pessimismo, pregno di paranoia e isolamento rispetto al film poiché il personaggio di Joanne praticamente non esiste e non è presa in considerazione nessuna forma di spirito guida e Matrimonio Alchemico ma è al contrario molto “inglese” e immerso nella codardia e meschinità umana, molto di stile “ballardiano” in questo (Craig Harrison è un inglese trasferito in Nuova Zelanda).
La Terra Silenziosa rappresenta il film della vita per Geoff Murphy e gli aprirà le strade di Hollywood per quella che sarà una carriera di tutto rispetto come regista di genere e che gli permetterà di lavorare con alcuni degli attori più iconici del periodo ma che logicamente non vedrà mai la creazione di un altro film di questa caratura e profondità.
E’ un film molto ermetico, occorrono deduzione e chiavi di lettura che si acquisiscono con la ricerca, lo studio e talvolta “incontri fortunati” sul proprio cammino.
Quello che regista e produzione non ci hanno detto è che il film, più che un estratto fedele del romanzo di Harrison, è piuttosto un mix tra quello e una rielaborazione del film del 1959 “La fine del mondo” che è a sua volta tratto dal romanzo del 1901 “La nube purpurea” di M.P. Shiel, molto apprezzato sia da Welles che da Lovecraft.
La terra silenziosa è in assoluto uno dei film da me preferiti e un altro fatto peculiare è che io possegga da molti anni, senza peraltro ancora averlo letto, il romanzo “La nube purpurea”, acquistato usato ad una bancarella poiché attratto dal titolo.
Solo un’altra conferma che in questa esperienza chiamata Vita nessun accadimento è casuale.
“La Terra Silenziosa (The Quiet Earth)” (NZ 1985) di Geoff Murphy
Regia | Geoff Murphy |
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Soggetto e sceneggiatura | Bill Baer Bruno Lawrence Sam Pillsbury |
Produzione | Sam Pillsbury Don Reynolds |
Interpreti | Bruno Lawrence Alison Routledge Peter Smith |
Fotografia | James Bartle |
Montaggio | Michael J. Horton |
Musiche | John Charles |
Compagnie di produzione |
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Data di uscita
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18 October 1985 (US) |
Durata
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91 minuti |
Candidature e premi
Avoriaz Fantastic Film Festival 1986
Nominee Grand Prize |
Geoff Murphy |
Fantafestival 1986
Winner Best Actor |
Bruno Lawrence |
Winner Best Direction |
Geoff Murphy |
New Zealand Film and TV Awards (I) 1987
Winner Film Award |
Best Film Don Reynolds Sam Pillsbury |
Best Performance, Male in a Leading Role Bruno Lawrence |
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Best Performance, Male in a Supporting Role Pete Smith |
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Best Director Geoff Murphy |
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Best Screenplay – Adaptation Bill Baer Sam Pillsbury Bruno Lawrence |
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Best Cinematography James Bartle |
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Best Editing Michael Horton |
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Best Production Design Josephine Ford |
Trailer del film La Terra Silenziosa
Il film La Terra Silenziosa (purtroppo con colonna sonora inziale cambiata)
Molto interessante, e mi ha ricordato -in un contesto diverso e del tutto indipendente – l’ultimo libro di Morselli, “Dissipatio HG”, metafisica meditazione sul suicidio. Morselli si uccise poco dopo, se non sbaglio nel ’77.