”Quando questa chitarra pazzesca, ovviamente artigianale, ci venne incontro, capii subito che dovevamo averla. Costruita a metà degli anni '50, è stata attribuita all'opera o fabbricata per conto di Sebastiano “Johnny” Melita, che fu ovviamente il progettista del ponte Melita. Anche se non abbiamo provi documentali di questo, la cosa ha assolutamente senso quando si studia lo strumento.
Izzy Miller
Oggi è nostra gradita ospite una chitarra unica, assolutamente inedita: una splendida solid body Melita di proprietà del nostro amico Izzy Miller, gran cacciatore e collezionista di strumenti di pregio.
Ce ne parlerà lui stesso:
«Quando questa chitarra pazzesca, ovviamente artigianale, ci venne incontro, capii subito che dovevamo averla. Costruita a metà degli anni ’50, è stata attribuita all’opera o fabbricata per conto di Sebastiano “Johnny” Melita, che fu ovviamente il progettista del ponte Melita. Anche se non abbiamo provi documentali di questo, la cosa ha assolutamente senso quando si studia lo strumento.
Iniziamo con il fatto che il ponte Melita originale trovato su questo strumento include l’assurdamente rara sordina per corde originale, che abbiamo visto solo su pochi altri ponti Melita nel corso degli anni.
Siamo sicuri che Melita fosse in accordi commerciali con Gretsch in quel periodo, il che spiega le prime manopole Gretsch in metallo prive del marchio G o della freccia sulla parte superiore, il pickup DeArmond Dynasonic (originariamente ne montava una coppia, come evidenziato sotto il pickup Hofner non originale e non funzionante) e le chiavette Grover (che sono state trovate su un certo numero di strumenti Gretsch).
L’associazione con Gretsch ha senso anche riguardo la costruzione del manico in due pezzi e della forma del tallone del manico e della sua copertura. La connessione con Filadelfia è ulteriormente corroborata dalla pagina di quotidiano di Filadelfia della metà degli anni ’70 che abbiamo trovato in una delle cavità posteriori.
La cordiera è artigianale ed è di per sé un pezzo piuttosto impressionante. Il capotasto in alluminio originale sembra essere un primo tentativo fatto in casa di un capo regolabile. Insieme alla cordiera, sono molto, molto belli.
Sembra che il signor Melita l’abbia costruito e poi lo abbia utilizzato per testare le idee nel corso degli anni. Anche il foro nel battipenna entra nel corpo, ma sembra che nulla vi sia mai stato montato e cablato.
La piastra di plastica nera sul retro e la fresatura sottostante sembrano essere un tentativo successivo di alleggerimento del peso, poiché la chitarra essendo in acero massiccio è un po’ pesante. Il manico è grosso e scendendo verso il corpo acquisisce una leggera forma a V. Oltre ad essere comodissimo, ha delle bellissime fiammature.
Lo strumento è privo di truss rod regolabile e il manico presenta un leggero rilievo. Assieme ai tasti in ottone originali che mostrano una discreta quantità di usura, l’azione è bassa dove dovrebbe esserlo ma sono presenti molti punti che friggono su e giù per la tastiera.
È ovvio che questo strumento si stato suonato davvero molto e siamo sicuri che qualcuno là fuori abbia sicuramente altre tessere del puzzle da aggiungere a questa storia misteriosa…»
Ringraziamo Izzy per la storia e le immagini di questo strumento unico ed affascinante.