”Di questi tempi si parla tanto di indipendenza energetica italiana, visto che c'è da sganciarsi dal nemico di turno dei “padroni” a stelle striscianti. L'indipendenza energetica, quella vera, è stata alla nostra portata per decenni ed è stata ostacolata dalle stesse sanguisughe che oggi vogliono imporci ulteriori sacrifici per i loro interessi economici e politici.
Daniele Pieraccini
«Noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci avevano insegnato, che gli italiani sono bravi letterati, bravi poeti, bravi cantanti, bravi suonatori di chitarra, brava gente, ma non hanno le capacità della grande organizzazione industriale.
Ricordatevi, amici di altri Paesi: sono cose che hanno fatto credere a noi e che ora insegnano anche a voi. Tutto ciò è falso e noi ne siamo un esempio. Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani; dovete formarvelo da soli questo domani».
Di questi tempi si parla tanto di indipendenza energetica italiana, visto che c’è da sganciarsi dal nemico di turno dei “padroni” a stelle striscianti. L’indipendenza energetica, quella vera, è stata alla nostra portata per decenni ed è stata ostacolata dalle stesse sanguisughe che oggi vogliono imporci ulteriori sacrifici per i loro interessi economici e politici.
La Basilicata, ad esempio, galleggia letteralmente sul petrolio. Già nel 1400 gli abitanti vedevano lingue di fuoco prodotte dal metano; nel ‘900 ebbero inizio le prime attività di ricerca, fino al 1959 quando, grazie ad Enrico Mattei, vennero alla luce i primi, importanti giacimenti.
Mattei e la parabola del gattino
Proprio a questo eccezionale e coraggioso imprenditore, la cui figura Eni continua a sfruttare per fregiarsi di un’etica che non le appartiene, Francesco Rosi dedicò nel 1972 un notevole film (mai uscito su DVD), traendolo dal libro dal libro L’assassinio di Enrico Mattei di Fulvio Bellini e Alessandro Previdi (anche co-sceneggiatori del film) e affidando la parte del dirigente a Gian Maria Volonté.
Un film-inchiesta che dovrebbe essere visto da tutti, proiettato nelle scuole e riconosciuto come testimonianza imprescindibile di una vicenda che ha modificato profondamente le sorti del nostro Paese.
Partendo dalla fine, ovvero dalla morte di Mattei, avvenuta in un “incidente” aereo nel 1962, Rosi mette in scena un racconto dei fatti svolto con rigore documentario ma avvincente, originale e obiettivo al tempo stesso. Usando diversi registri narrativi e mai sbilanciandosi in conclusioni affrettate, il regista napoletano si mette in gioco artisticamente ed umanamente, realizzando, con l’apporto del solito, grande Volonté, un mosaico magistrale di inchiesta politica.
Soffermandosi un attimo su Volonté, pensate che nello stesso anno girò anche La classe operaia va in paradiso di Elio Petri…
“NON VOGLIO ESSERE RICCO IN UN PAESE POVERO”
Nel 1945 Enrico Mattei viene nominato commissario straordinario per la liquidazione dell’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP). Ben presto il dirigente marchigiano contravviene agli ordini, scavalcando il CDA fresco di nomina dell’AGIP e ordinando nuove trivellazioni nel lodigiano, convinto delle potenzialità dell’azienda che era stato chiamato a liquidare.
Mattei ritiene necessario mantenere in mano italiana la possibilità di beneficiare di eventuali sviluppi fruttiferi nel settore degli idrocarburi, scatenando polemiche e contrasti tra chi è pronto ad appoggiarlo e chi invece teme soprattutto una reazione da parte degli Alleati.
I sospetti di Mattei sulle insistenze per la liquidazione dell’AGIP sono confermati dalla generosa offerta, di 250 milioni, proveniente dagli Stati Uniti per l’acquisizione delle strutture dell’azienda, nonché dall’improvviso aumento di tecnici stranieri nel lodigiano e dal contestuale rilascio di permessi per esplorazioni e ricerche.
Sostenuto vivamente dai geologi, Mattei convince con le sue relazioni il Ministro dell’Industria Giovanni Gronchi e il Ministro del Tesoro Marcello Soleri: è infine nominato vicepresidente con l’incarico di continuare l’esplorazione mineraria.
Successivamente Mattei fonda l’Eni, costruendo gasdotti per lo sfruttamento del metano, ottenendo concessioni petrolifere in Medio Oriente e un importante accordo commerciale con l’Unione Sovietica.
La sua attività rompe l’oligopolio delle compagnie petrolifere mondiali (che egli stesso chiamò “le sette sorelle”), inserendo l’Italia in un periodo di autonomia nazionale oltre che rendendola competitiva nel mondo, fuori dalle logiche di sfruttamento del cartello economico.
Enrico Mattei e il cartello petrolifero (dal film “Il caso Mattei”)
Con il passare degli anni, impegnandosi anche attraverso media e politica (fonda il quotidiano Il Giorno) e aprendo ai paesi africani e mediorientali con un approccio paritario lontano da logiche colonialiste, Mattei accresce la sua potenza e mira ad uno sganciamento politico ed economico dall’orbita degli Alleati.
L’intervista (dal film “Il caso Mattei”)
Il discorso di Gagliano e la morte
Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei si trova a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna. La zona è promettente in fatto di giacimenti di gas e petrolio, ma la politica locale del periodo è al soldo degli americani e cerca di sbarrargli la strada.
Mattei si rivolge alla gente del posto, alla miseria e alle speranze della gente del posto; le sue sono parole importanti, a futura memoria (se la memoria ha un futuro). Chi prese il suo posto all’Eni è andato in direzione opposta alla sua: le trivelle scorazzano selvaggiamente in Val di Noto e nei nostri mari, ma per rifornire gli arsenali della NATO.
Poche ore dopo Enrico Mattei, insieme al pilota e ad un giornalista statunitense che avrebbe dovuto intervistarlo, trova la morte a bordo del suo piccolo velocissimo jet privato che precipita mentre rientra a Milano da Catania.
Quella di Enrico Mattei non è una storia di un passato ormai lontano, non più di interesse: è la storia del nostro sciagurato Paese, trasformato in terra di conquista di altre nazioni, è la storia di un Uomo assassinato, tolto di mezzo e rimpiazzato da altri per portare avanti obiettivi ben precisi. Obiettivi ad oggi, sessanta anni dopo il suo sacrificio, sempre più evidenti.
Guardate il film.
Enrico Mattei – L’arroganza dei potenti
FRANCESCO ROSI PARLA DEL SUO FILM
“Il Caso Mattei” (Italia 1972) di Francesco Rosi
Regia | Francesco Rosi |
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Soggetto e sceneggiatura | Tito Di Stefano, Tonino Guerra, Nerio Minuzzo, Francesco Rosi, Fulvio Bellini (non accreditato), Alessandro Previdi (non accreditato) |
Produzione |
VIDES Franco Cristaldi |
Interpreti | Gian Maria Volonté: Enrico Mattei Luigi Squarzina: il giornalista liberale Gianfranco Ombuen: ingegner Ferrari Edda Ferronao: signora Mattei Accursio Di Leo: personalità siciliana Furio Colombo: assistente di Mattei Peter Baldwin: Mc Hale Aldo Barberito: Mauro De Mauro |
Fotografia | Pasqualino De Santis |
Montaggio | Ruggero Mastroianni |
Musiche | Piero Piccioni |
Distribuzione | CIC |
Data di uscita
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26 gennaio 1972 |
Durata
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118 minuti |
CURIOSITA’:
Negli ultimi giorni del luglio del 1970 Rosi contattò il giornalista del quotidiano palermitano L’Ora Mauro De Mauro per ricostruire le ultime ore di vita di Mattei a Gagliano. De Mauro, si recò a Gagliano dove grazie al signor Puleo, gestore del locale cinema, riuscì a procurarsi il nastro con l’ultimo discorso fatto dal Mattei; ebbe colloqui anche con Graziano Verzotto, politico e amministratore dell’Ente Minerario Siciliano (da molti indicato come molto vicino alla cosca di Giuseppe Di Cristina) e con Vito Guarrasi, personaggio molto ambiguo vicino tanto ad Amintore Fanfani quanto ai Servizi Segreti Statunitensi. Il 16 settembre del 1970 De Mauro venne sequestrato sotto casa a Palermo e non fu mai più ritrovato.