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Per il suo commiato da regista, Tognazzi torna sugli oscuri territori distopici e sceglie un racconto che del commiato fa il suo soggetto: "I viaggiatori della sera" di Umberto Simonetta.

Lorenzo

Articolo di Daniele Pieraccini

(contiene spoiler)

«E se allora essere umani non fosse più l’unico requisito richiesto per avere diritto di vivere?
E se un giorno si ipotizzasse che degli esseri umani potrebbero, in base alle loro prerogative di medici, politici o giudici, decidere se la vita di un altro essere umano è degna o meno di essere vissuta?».

da “La morte moderna”, scritto nel 1978 da Carl-Henning Wijkmark

Ad oltre un decennio di distanza da Il fischio al naso, Ugo Tognazzi torna a stupire con un’altra opera distopica, tratta dal romanzo omonimo di Umberto Simonetta.

Siamo ancora nel territorio della critica sociologica: nel film del 1967 il tema principale era il mercato della sanità, stavolta l’attore e regista cremonese prende di mira la gestione da parte del potere delle risorse ambientali, economiche e pure umane.

Pensate quanto moderne fossero le “visioni” di Tognazzi, adesso che stiamo addentrandoci sempre più in una “Nuova Normalità” di diritti flessibili e revocabili, di emergenza permanente, di capovolgimento del senso morale, di azzeramento di ogni senso critico, di indottrinamento capillare.

Copertina del racconto di Umberto Simonetta

Nel mondo futuro descritto da Simonetta si pubblica un solo giornale, si chiede il voto per i bambini di 13 anni e il potere è gestito in maniera inflessibile dai giovani.
Poliziotti vestiti di bianco vigilano come Esercito di Salute Pubblica, mentre orwelliani
altoparlanti ricordano continuamente regole e prescrizioni.
Una legge impone (secondo una formula drammaticamente attuale di “obbligo volontario”) che una volta raggiunta l’età di 49 anni i cittadini debbano abbandonare famiglia e società per trasferirsi in assurdi villaggi turistici, apparentemente per andare in vacanza a tempo indeterminato.

Siamo dalle parti di La fuga di Logan, film statunitense del 1976, diretto da Michael Anderson e anch’esso ispirato ad un romanzo; si parla infatti di organizzazione di vita “bioecologicamente” bilanciata, completamente pianificata e gestione della curva demografica attuata mediante controllo delle nascite ed eutanasia mascherata da cerimonia o premio.

“Chissà se fra di voi c’è qualcuno che si ricorda di quando potevamo ancora stare tutti insieme…”

Orso Banti, in arte Orso scoppiato (Tognazzi) è un dj radiofonico alla sua ultima trasmissione.

Per lui e per la moglie coetanea Nicki (una bravissima Ornella Vanoni) è giunta l’ora del “pensionamento” nel villaggio vacanza. Lo spazio radio di Orso, trasgressivo e scurrile, sarà occupato da notiziari di pubblica utilità, condotti da giovani burocrati, con aggiornamenti quotidiani del Grande Contatore sul numero degli abitanti del pianeta.

I giovani sono grigi e amorfi, sobri, educati e perfettamente domati, vestiti in maniera formale ma anonima e vivono seguendo rigidi princìpi di ordine. Al contrario i vecchi sono legati ad un altro modo di vivere, più spontaneo, vestono colorato e trasandato ed hanno voglia di far caciara e divertirsi.

“Nonno, perché dici tutte quelle banalità e sconcezze alla radio?”

Orso si preprara a partire per la “vacanza”

Nicky è stata fermata da uno spione ufficiale che l’ha ripresa per aver lasciato cadere un giornale a terra e pretende di controllarle il documento d’identità

Mentre Orso e la moglie preparano i bagagli per il viaggio di non ritorno, dalla conversazione in famiglia tra loro, i figli ed il nipote piccolo apprendiamo molte cose di questo “nuovo mondo”:
per procreare occorre una specifica autorizzazione da parte del potere centrale; ogni cittadino è dotato di tessere per accedere ad ogni tipo di servizio; la sterilizzazione è incentivata e incoraggiata costantemente; al quarantanovesimo anno di età è obbligatorio portare una fascia al braccio.

Soprattutto, dai dialoghi tra familiari appare netta la distanza di pensiero che corre tra le generazioni e che vanifica ogni tentativo di comprensione. I figli, compitissimi e ligi al dovere, considerano i genitori dei cialtroni senza speranza, irritanti ed irresponsabili.

Per Orso e Nicki i figli sono eccessivamente inquadrati e inibiti e non sanno cosa voglia dire godersi la vita. Un rovesciamento di ruoli che appare grottesco ai nostri occhi. Ancor più grottesco appare il piccolo Antonluca, nipote dei due protagonisti, totalmente plasmato dalla propaganda, un piccolo burocrate che rimprovera continuamente i nonni usando toni e concetti che non appartengono ad un bambino.

“Orso, noi siamo la prima generazione che va al villaggio…lo senti loro come ragionano? sono cresciuti con quest’idea e così i loro figli”

La famiglia parte dunque per raggiungere il villaggio numero 27, al quale sono destinati Orso e Nicki. Figli e nipote li accompagnano, dando seguito a discussioni e conflitti e non celando più di tanto la voglia di chiudere in fretta la questione e di tornarsene alla loro vita. Veniamo a sapere che i figli neanche si augurano di arrivare all’età della “vacanza”, sono talmente improntati all’efficienza che sfociano nell’autoresponsabilizzazione suicida.

Lungo il tragitto, in un paesaggio brullo e arido, la presenza della propaganda e del potere eco-sanitario è costante. Pattuglie di giovanissimi poliziotti dell’ESP che sbucano fuori ovunque, cartelloni inquietanti che fiancheggiano l’autostrada deserta (“siamo troppi” “sterilizzatevi” “ordine è civiltà”) e una stazione di servizio deserta con il barista-tutore dell’ordine che serve i clienti dando loro le spalle ma scrutandoli tramite uno schermo, mentre bevande e caffè vengono prodotti da un macchinario impersonale.

Persino la marijuana che Orso e Nicki fumano è fornita dallo Stato.

Prima di arrivare a destinazione c’è una digressione in una oasi di verde, nella quale si riuniscono per una festa con musica, droghe e vino tutti i futuri ospiti del villaggio, sempre sotto continua e pressante sorveglianza dei giovani poliziotti vestiti di bianco. Quella che procede in allegria come un’ultima commemorazione di un passato felice si conclude tragicamente con il plateale suicidio dei due gemelli proprietari del fondo che ospita la festa. Anch’essi condannati alla vacanza e ad abbandonare di conseguenza la tenuta in cui hanno trascorso la vita preferiscono la morte immediata.

I timori già esistenti in molti dei futuri vacanzieri riaffiorano, il tono della vicenda si fa sempre più crepuscolare.

Festa con suicidio

“Qui lo fanno tutti e l’autorità non dice niente, anzi lo considera un alto servizio sociale”

Arrivati al villaggio, moderno ed asettico, una prigione a cielo aperto nella quale possono muoversi liberamente ma senza uscire dai confini, Orso e Nicki apprendono da altoparlanti le regole del posto e fanno la conoscenza degli altri ospiti e ritrovano vecchie conoscenze.

Ben presto la coppia, anche se continua a convivere nello stesso appartamento, entra in crisi. All’interno dell’istituto tutti tradiscono tutti, c’è un furore del sesso che ha preso il sopravvento su tutti i rapporti umani; vecchi e vecchie contrattano prestazioni sessuali con giovani inservienti freddi come automi, che si accontentano, in cambio, di un maglione o di una collana.

Nel nuovo ordine infatti la promiscuità sessuale è incentivata ma tecnicizzata e slegata da ogni pulsione vitale o affettiva (come già preconizzava Huxley ne Il mondo nuovo).

Gli ospiti vi si dedicano continuamente più per noia che per voglia, ostentando una frenesia che è solo ricerca di stordimento.

“Chiedo l’autorizzazione al disbrigo di una pratica sessuale”

L’evento più atteso e temuto al tempo stesso è la periodica lotteria, alla quale tutti gli ospiti sono obbligati a prendere parte. Si tratta di un bizzarro incrocio tra mercante in fiera e tombola, con degli strani tarocchi, ed il premio è la partenza immediata per una crociera che nessuno sogna: infatti mai i vincitori hanno fatto ritorno al villaggio, dal che si deduce che in realtà vengano soppressi.
Il fatto è accettato con rassegnazione dagli ospiti, che continuano a svagarsi dedicandosi al sesso, unica vera attività consentita.

Orso fa amicizia con Bertani, quello che alcuni oggi definirebbero – sbagliando termine – un complottista, che asseconda lo spirito ribelle e solidale dell’ex dj. Mentre gli altri ospiti vivono sospesi tra obbedienza e fatalismo, i due non sono intenzionati ad accettare il destino che altri hanno deciso per loro e vogliono preparare una fuga.

Intanto i legami coniugali e affettivi si allentano, anche in previsione di future, dolorose separazioni.

Anche Orso, seppur inizialmente riluttante a tradire la moglie, si lascia andare a una relazione con un’addetta al campo, Ortensia, indirizzato nella sua scelta da Bertani. Infatti la ragazza fa parte di un movimento di giovani contro ogni privazione della libertà ed aiuta gli anziani intenzionati a scappare.

“L’ignoranza è errore e l’errore è la morte”

Per fuggire però Orso e Nicki devono passare indenni dalla lotteria successiva; consultano così Simoncini, l’ospite più longevo del villaggio che pare abbia trovato un sistema matematico per perdere sempre al gioco e quindi di non essere mai selezionato per la crociera.

Purtroppo, nonostante questo sforzo, Nicki finisce tra i vincitori ed è costretta ad imbarcarsi. In una scena straziante sul pontile i due, consapevoli che non si rivedranno mai più, si salutano con un ultimo bacio, confessandosi il loro amore.

Anche Orso, sopraffatto dal dolore e rassegnato a non fuggire più e ad aspettare il suo turno per la crociera, morirà. Ma in maniera clamorosa ed imprevista, per creare un diversivo che permetta la fuga di Bertani ed un altro ospite.

Sarà Antonluca, il nipotino, ad ucciderlo per gioco o per errore, in un vecchio zoo galleggiante abbandonato, pieno di animali imbalsamati ormai estinti

Benvenuti nella nuova normalità

Oggi capiamo perché film del genere siano stati ignorati, stroncati dalla critica o finiti presto nell’oblio, anziché essere proiettati e discussi nelle scuole.

Altrimenti adesso non vivremmo un momento storico in cui la maggioranza delle persone vive come gli ospiti del villaggio, obbedienti e rassegnati o forse vittima dell’illusione che la crociera chiamata Grande Reset sia una terra promessa anziché il mattatoio.

Opere collegate:

Libri:

I viaggiatori della sera” di Umberto Simonetta
“La fuga di Logan” di William F. Nolan e George C. Johnson
Il mondo nuovo” di Aldous Huxley
1984” di George Orwell
Quarto: uccidi il padre e la madre” di Gary K. Wolf
La morte moderna”, di Carl-Henning Wijkmark

Film:

Il fischio al naso (1967) di Ugo Tognazzi
Swiss Made 2069 (1969) di F.M. Murer
La fuga di Logan (1976) di Michael Anderson

Il film è stato ambientato nelle scene iniziali a Milano 2, per poi trasferirisi nella splendida location di Lanzarote, nelle isole Canarie.

 

LA SPLENDIDA SOUNDTRACK DI TOTI SOLER E XAVIER BATTLES CON LE IMMAGINI DEL FILM

“I viaggiatori della sera” (IT 1979) di Ugo Tognazzi

Regia: Ugo Tognazzi
Soggetto: Umberto Simonetta (romanzo), Sandro Parenzo
Sceneggiatura: Ugo Tognazzi, Sandro Parenzo
Produttore: Franco Committeri
Musiche: Toti Soler, Xavier Batllés, Santi Arisa

Personaggi e interpreti

Ugo Tognazzi: Orso Banti
Ornella Vanoni: Nicki Banti
Corinne Cléry: Ortensia
Roberta Paladini: Anna Maria Banti
Pietro Brambilla: Francesco Banti
José Luis López Vázquez: Simoncini
William Berger: Cochi Fontana
Manuel de Blas: Bertani
Deddi Savagnone: Mila Patrini
Leo Benvenuti: Sandro Zafferi
David Fernández Álvaro: Antonluca, figlio di Anna Maria
Enrico Tricarico: direttore del villaggio
Sergio Antonica: Nicola
Ricky Tognazzi: giardiniere
Carmen Russo: ragazza alla stazione radio

 

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