”Quale si può considerare il film della carriera di Mario Adorf? Sicuramente il ruolo del piccolo ruffiano Luca Canali che, davanti alla disperazione, si rivela una trigre indomabile, potrebbe essere il candidato ideale.
Lorenzo
Luca Canali è un piccolo sfruttatore di prostitute, ingiustamente accusato dalla sua organizzazione d’avere rubato a Corso, grosso trafficante, i proventi d’una spedizione di droga, incassati invece dal boss don Vito Tressoldi. Due mafiosi americani, David Catania e Frank Webster, giunti a Milano, si mettono sulle sue tracce, mentre Tressoldi, nell’intento di catturarlo e consegnarlo agli americani, ne fa uccidere la moglie e la figlia.
L’uomo, rivelatosi più duro del previsto, metterà in atto la sua vendetta…
L’interpretazione di Adorf è eccezionale, talmente realistica ed efficace da essere realmente rara nel suo genere.Personalmente considero questo uno dei massimi film di genere, dove la sceneggiatura e la regia di Di Leo e il montaggio di Amedeo Giomini, con contorno delle splendide musiche di Armando Trovajoli, contribuiscono a creare un’opera noir magistrale e indimenticabile.
La scena dell’inseguimento, dove sono palpabili il dolore, la forza della disperazione e il sudore è, a nostro parere, la più bella mai vista nella storia del cinema, talmente vivida ed indimenticabile da lasciare a bocca aperta e riuscire a mettere in disparte anche quelle dei classici d’oltreoceano quali “Il braccio violento della legge” o quelle dei polar francesi.
Il cast è stato ben concertato da Di Leo e tutti danno il loro piccolo o grande contributo. Henry Silva è eccellente nel ruolo del gangster italoamericano, trovando una valida spalla in Woody Strode. Adolfo Celi è eccellentemente spietato nel ruolo del boss Tressoldi, Luciana Paluzzi fa presenza con il suo tipico fascino, Franco Fabrizi dona la sua tipica simpatia nel piccolo cameo del meccanico zoppo e traditore ma realista.
Femi Benussi sorprende, superando il tipico ruolo della sgallettata e rendendo bene l’immagine dell’inasprita donna di vita, l’alttssima Francesca Romana Coluzzi è efficace nel ruolo della hippie che lancia i suoi messaggi politici e anche le apparizioni flash di Renato Zero hanno un loro perché, contribuendo a dare un colore lisergico alla pellicola. Silva Koscina appare quasi straniata nel ruolo della moglie di Canali, un ruolo fuori dalle righe per lei.
La cura di scenografie e costumi è perfettamente curata e i colori saturi e vividissimi, rendono ad hoc l’atmosfera calda di una tragedia che si svolge, improvvisa, in una estate milanese di 50 anni fa.
I clichè del mondo mafioso sono perfettamente esaltati, in questo secondo capitolo della Trilogia del Milieu di Di Leo, gangster che sbocciano e spargono denatro a fiumi in night club pieni di belle donnine discinte e sculettanti, costumi sgargianti e cafoni, dialoghi aggressivi e coloriti, battute salaci e spicce.
Ma su tutto svetta il personaggio di Canali, dotato di una simpatia contagiosa e per il quale non si può non parteggiare, impossibile non calarsi nei suoi panni di uomo braccato, un antieroe che si dimostra più valoroso, coraggioso e profondamente leale di ogni altro personaggio del film, anche quelli apparentemente puliti e che, al contrario di lui, vengono rispettati dalla società.
Il merito di Adorf è talmente evidente, lampante, scintillante, che non si capisce perché nel cinema italiano non gli siano stati offerti altri ruoli del genere, invece di relegarlo sempre in ruoli di contorno.
Attore dotato di una mimica facciale unica unità ad una fisicità imponente, riesce ad essere al tempo stesso a proprio agio ed impacciato, eppure eccellente nelle scene d’azione, fino a dimostrarlo pienamente nella già citata incredibile scena dell’inseguimento, autentico nodo centrale che trasforma quello che poteva essere un qualunque film di gangster in una pellicola epocale.
Da notare che l’attore esegue la scena il più delle volte direttamente, senza quasi l’utilizzo di controfigure, davvero impressionante.
The Chase from “THE ITALIAN CONNECTION”
«A differenza di Melville e di Houston, io non avevo una visione romantica e idealizzata dei delinquenti, perché li conoscevo bene, essendo figlio e nipote di avvocati penalisti» dirà Di Leo del proprio cinema.
La mala Ordina è tratto da un racconto di Giorgio Scerbanenco, uno dei nostri vanti letterari a livello internazionale, autore di alcuni dei più bei racconti noir in assoluto.
Il racconto preso in esame è proprio quel “Milan by calibro 9” che Di Leo userà come titolo per il primo capitolo della sua trilogia.
Trailer from “THE ITALIAN CONNECTION” by Peripheral Visions, music covered by Calibro 35