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Il cosiddetto City Pop non è un genere ben definito, avendo preso ispirazione da vari altri stili, soprattutto americani, è più considerabile una contaminazione che un vero e proprio genere musicale a sé stante, in realtà anche il nome City Pop non ha un’origine ben precisa e si riferisce semplicemente alla musica che proietta un'atmosfera "urbana" e il cui target demografico sono gli abitanti delle città.

Lorenzo

City Pop è il nome attribuito attualmente ad una corrente musicale emersa alla fine degli anni ’70, conosciuta ai tempi come New Music, e che ha raggiunto il picco negli anni ’80 per poi calare nell’epoca “grunge” dei ‘90, finendo addirittura con l’essere derisa dalle nuovi generazioni giapponesi, cadendo così nel dimenticatoio fino agli inizi degli anni dieci del duemila quando ha subito un rilancio tramite i blog di condivisione musicale e alle ristampe giapponesi degli album di riferimento.

In conseguenza di questo si è diffusa a livello internazionale ed è diventata la base fondante di fenomeni musicali di ripescaggio basati sul copia-incolla di campionamenti come vaporwave e future funk.

Il cosiddetto City Pop non è un genere ben definito, avendo preso ispirazione da vari altri stili, soprattutto americani, è più considerabile una contaminazione che un vero e proprio genere musicale a sé stante.

In realtà anche il nome City Pop non ha un’origine ben precisa e si riferisce semplicemente alla musica che proietta un’atmosfera “urbana” e il cui target demografico sono gli abitanti delle città.

Tatsuro Yamashita con Eiichi Ohtaki

Le sue origini vengono identificate sia nella band Tin Pan Halley di Haruomi Hosono, che fondeva R&B, soul e jazz fusion con la musica tropicale hawaiana e quella tipica di Okinawa, che nell’album Songs degli Sugar Babe, il progetto con il quale debuttarono nel 1975 Tatsuro Yamashita e Taeko Onuki, considerati i fondatori del City Pop, del quale Yamashita è considerato “il Re” e la Onuki una delle più importanti compositrici.

Della partita era anche il produttore dell’album, Eiichi Ohtaki, terzo pilastro fondante del genere e da questo si riesce a capire l’importanza di Songs.

Il disco degli Sugar Babe, al quale si attribuisce appunto la nascita del City Pop, è un grande album westcoast con enormi riminiscenze beatlesiane, del Todd Rundgren di Runt e Something/Anything e della Carol King che infatti ai tempi proprio da Rundgren copiò lo stile.

L’album passò incredibilmente in sordina ai tempi dell’uscita per poi invece schizzare direttamente al numero 3 quando fu ristampato nel ‘94.

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Sugar

Quindi le origini del City Pop si individuano come propaggine della “new music” giapponese influenzata dal folk americano ma arrivò a includere un’ampia gamma di stili – tra cui AOR, soft rock, R&B, funk, boogie, jazz fusion, tropical, latina, new wave – che erano associati al nascente boom economico del Giappone.

Il movimento di conseguenza si identificava anche con le nuove tecnologie giapponesi di allora come il Walkman, gli stereo portatili con registratori a cassette, gli autoradio stereo FM con lettore cassette e vari strumenti musicali come i sintetizzatori Casio CZ-101 e Yamaha CS-80 e la drum machine Roland TR-808.

Casio CZ-101

Quella City Pop era insomma musica fatta da gente di città per gente di città con lo scopo di fare da gioiosa colonna sonora del tempo libero e promuovere la commercializzazione dello stile di vita tecnologico cittadino ed è stata a tutti gli effetti la risposta giapponese al synth pop e alla disco.

Quello che accomuna comunque tutte le produzioni di questa “fabbrica del buonumore” sono melodie d’impatto (rilassanti o energetiche che siano), suoni scintillanti e levigati, estrema cura degli arrangiamenti e della produzione e musicisti di grandissima competenza, per lo più provenienti dalla scena jazz e fusion giapponese con collaborazioni di musicisti occidentali perlopiù americani, così come avveniva per la fusion del periodo.

Musicalmente, venivano applicate tecniche di scrittura e arrangiamento relativamente avanzate – come gli accordi di settima maggiore e diminuiti – che sono tratte direttamente dall’ easy jazz e dal soft rock americano dell’epoca come quello di Chicago, Steely Dan e Doobie Brothers.

Haruomi Hosono

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L’album Tropical Dandy di Haruomi Hosono

La popolarità di questa musica raggiunse livelli tali da essere ovunque, inserita persino nelle colonne sonore degli anime, film, programmi tv e in seguito dei videogames, grazie all’influenza che ebbe sulle band fusion jazz strumentali come Casiopea e T-Square, che successivamente influenzarono a loro volta la musica dei videogiochi giapponesi.

Il City Pop andava quindi a gonfie vele e funzionò come un motore perfettamente oliato finché la crisi del 1991 e l’arrivo dell’epoca “grunge” fecero crollare il mercato e molti giovani giapponesi che erano cresciuti con questo tipo di musica iniziarono a considerare il city pop come scadente, mainstream e usa e getta, arrivando al punto di chiamarlo ‘pop di merda’ preferendogli la tipica depressione grungiana del periodo e facendolo finire in uno iatus di vent’anni interrotto dalla rinascita del 2010 con l’epoca delle ristampe e in seguito dei nuovi dischi dei patron del genere.

Gli artisti della City Pop – alcuni esempi

Abbiamo già parlato del “Re” della City Pop, Tatsuro Yamashita, che spesso ha lavorato in coppia sia con la moglie Mariya Takeuchi, altro asso di questa musica, che con la ex collega degli Sugar Babe, Taeko Onuki.

Yamashita, grande perfezionista che non ha mai smesso di produrre musica in proprio e produrre altri artisti, tra i tanti brani vede il suo cavallo di battaglia nella celebre Ride on Time, punto di riferimento delle compilation di City Pop che nel 1980 lo portò al numero 3 delle classifiche lanciandolo definitivamente come star principale del genere.

Mariya Takeuchi e Tatsuro Yamashita

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Ride On Time

Mariya Takeuchi ha scritto brani praticamente per tutti, come interprete è sempre stata prodotta dal marito Yamashita e nel 1984 sfornò la celebre Plastic Love.

Considerata la canzone portabandiera del genere, è un autentico sfoggio di classe compositiva e arrangiativa che vide una seconda vita con il remix del 2017 e il relativo mini film che venne rapidamente diffuso tramite l’algoritmo di YouTube, tornando subito alla ribalta nei circuiti internazionali.

La Takeuchi dice del suo brano: «Volevo realizzare una canzone che fosse al tempo stesso rock, folk, country, ma che fosse anche ballabile, qualcosa con un sound tipico da City Pop.

Il testo racconta la situazione sentimentale di una donna che ha perso l’amore dell’unico uomo veramente importante per lei.
Non importa quanti altri uomini la corteggino; lei non è in grado di scrollarsi di dosso la sensazione di amarezza e solitudine che questa perdita le ha lasciato e sente ogni flirt come una triste finzione».

L’ipnotico potere della tristezza mescolato con una base musicale apparentemente felice… ma niente è davvero felice in questo brano: è lo stile giapponese ed è incredibilmente perfetto 💙

L’attrice Sawa Nimura nel video di Plastic Love 2017

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Plastic Love 2017

Minako Yoshida non è molto conosciuta ma vede la sua forza nell’essere la principale coautrice di Yamashita, il quale ha messo il suo tipico tocco da produttore preciso e geniale nell’arrangiamento di Town, un muro funk pulsante e ricco sia nella parte strumentale che nella potenza vocale e nei cori, il tutto coadiuvato da sax urlanti, interventi chitarristici lancinanti e sirene in una una sorta di potente risposta giapponese a Chaka Khan.

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Town

Noriko Miyamoto, forte di una splendida voce jazz dal timbro morbido e potente, debutta nel 1978 con l’album Push, scritto e suonato dal grande contrabbassista Isao Suzuki dal quale segnaliamo la notevole My Life con testo di Kazumi Yasui, affascinante liricista e poetessa, già autrice nel 1971 dell’album di poesia musicata Zuzu.

My Life, che troviamo in chiusura dell’album, è un morbido e notturno brano jazz funk ricco di meravigliosi vocalizzi black e improvvisazioni di contrabbasso, chitarra e piano elettrico. Un classico istantaneo, effervescente compagno di romantici brindisi al chiaro di luna.

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My Life

Masayoshi Takanaka dopo aver fondato la folle Sadistic Mika Band scelse una fruttuosa carriera da solista diventando famoso come chitarrista leader, quasi una sorta di risposta giapponese a Santana con il quale condivide anche l’uso della Yamaha SG 2000 e di sonorità molto simili pur essendo la sua musica molto più orientata verso pop, sapori brasiliani e folle sperimentazione con largo impiego di sintetizzatori e cori.

E’ forse più conosciuto e apprezzato per i suoi intensi live che per i fantastici dischi fusion ricchi d’inventiva che ha prodotto tra la fine dei ‘70 e la metà degli ‘80.

Ma per restare in ambito City Pop portiamo come esempio questa splendida versione di live di Nagisa Moderato.

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Nagisa Moderato

Char è un altro pezzo da 90 del chitarrismo nipponico.
Amato come un eroe nazionale dal proprio popolo e dai colleghi, è in effetti un chitarrista dotato di grandissimo impatto e carisma che, pur avendo avuto il suo unico grande successo commerciale nel suo album di debutto del 1976, fa ancora il soldout nelle arene.

Smoky è un grande pezzo di funk al fulmicotone con staffilate di chitarra satura.

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Smoky

Smoky live (1978)

CASIOPEA, la mitica band jazz fusion guidata dal chitarrista Issei Noro e che ha da sempre una forte connessione sia con la corrente City Pop che con gli strumenti Yamaha, nel 1980 diede alle stampe l’inossidabile classico Make Up City da cui è tratta l’energica Twinkle Wing, uno dei più begli esempi di brano strumentale che si appoggia al City Pop e da cui deriveranno la musica per anime e videogames.

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Twinkle Wing

Midnight Rendezvous

Miki Matsubara nel 1980 diede un ottimo esempio del periodo di transizione tra il morbido disco funk e la City Pop tecnologica degli anni ’80 con un altro grande classico, Stay With Me, suo più grande successo di un carriera purtroppo breve essendo venuta a mancare ancora giovane.

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Stay With Me

Makoto Matsushita, assurdamente semisconosciuto, è un chitarrista di grande abilità nonché davvero ottimo compositore di musiche e canzoni con uno stile intimista tutto suo.

Mentre ha lavorato molto come turnista e collaboratore in vari progetti, di notevole classe e bellezza ma molto poco conosciuti ai giapponesi stessi sono i suoi purtroppo pochi album solisti, due dei quali contengono brani perfettamente ascrivibili alla City Pop, risultando forse gli unici dischi concept di questo movimento musicale.

I due album, peraltro assai diversi dai tipici brani City Pop pur essendolo a tutti gli effetti, sono First Light e The Pressures and The Pleasures (una sorta di concept intimista sulla città e la stressante e solitaria vita dei manager) dai quali segnaliamo This Is All I Have for You e Carnaval: The Dawn.

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This Is All I Have for You

Carnaval: The Dawn

Mai Yamane, dotata di una splendida voce soul, esordì nel 1980 con Tasogare, grande album prodotto, arrangiato e suonato da Makoto Matsushita

Divenuta nel tempo cantante affermata, la Yamane si trasformò in musicista di culto alla fine degli anni ’90 grazie alla sua partecipazione alla colonna sonora del celebre anime Cowboy Bebop, del quale interpretò anche lo splendido brano di chiusura The Real Folk Blues.

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Tasogare

The Real Folk Blues

Akira Inoue, mentore di altri noti artisti del settore, nel 1983 ci da un perfetto esempio di come la New Wave possa entrare nel campo City Pop con grande classe e movimento emotivo con la sua Samayoeru Holland-jin no you ni.

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Samayoeru Holland-jin no you ni

Eiko Miyagawa alias Epo. Personalità poliedrica e fascinosa, Epo è una sorta di musa che è lei stessa creatrice.

Protetta della coppia Yamashita/Takeuchi e diventata nome di culto nell’ambito pop del suo paese, è sia musicista compositrice che terapeuta.
Musicalmente ha spaziato tra il city pop, la new wave, l’autoriale e il J-pop più strambo.

Il suo brano Escape è frizzante come un pezzo di Hall&Oates cantato con lo stile della Corinne Drewery degli Swing Out Sister che qua pare però aver anticipato di qualche anno.

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Escape

Motoharu Sano è una delle figure di riferimento della musica rock giapponese e un musicista eclettico per il quale il City Pop ha rappresentato solo un momento di passaggio e la sua Tonight del 1984, che lo rispecchia appieno, sembra un divertente mix tra la sigla di un anime e un pezzo di Billy Joel.

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Tonight

Yasuhiro Abe debuttò nel 1983 con questa divertente We Got It che sembra un pezzo nello stile AOR beatlesiano degli Utopia del periodo ‘80-’82, come se fosse un brano di Deface the music o di Swing to the right o di Utopia cantato in giapponese.

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We Got It

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