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Chitarre Vintage USA

epiphone de luxe

Epiphone De Luxe

By Chitarre Vintage USAOne Comment

E' un piacere avere ospiti Gianmaria Assandri e questa storica Epiphone De Luxe che si trova in vendita presso la sua liuteria.

Lorenzo

La Epiphone vide i suoi inizi nel 1873, a Smirne nell’allora Impero Ottomano (ora Turchia), dove il fondatore greco Anastasios Stathopoulos costruiva i suoi violini e liuti.

Agli inizi del novecento Stathopoulos si trasferì a New York nel Queens e dal 1908 continuò a produrre i suoi strumenti aggiungendo anche i mandolini.

Anastasios morì nel 1915 e gli subentrò il figlio Epaminondas detto “Epi”.

Nel 1917 l’azienda divenne nota come “The House of Stathopoulo“e immediatamente dopo la prima guerra mondiale, l’azienda iniziò a produrre banjo.

Quattro anni dopo la ditta assunse il nome di “Epiphone Banjo Company” (una combinazione del proprio soprannome “Epi” e del suffisso “-phone” dal greco phon-, “voce”), iniziando la produzione delle sue prime chitarre, tra cui la Epiphone De Luxe.

Epi morì nel 1943 e l’azienda passò ai suoi fratelli, Orphie e Frixo, che la portarono avanti fino al 1957, anno in cui la cedettero alla Gibson la quale ne trasferì la sede nella propria fabbrica di Kalamazoo, nel Michigan.

Da allora, il marchio è stato utilizzato per svariate serie di chitarre, alcune prodotte dalla stessa Gibson nei propri stabilimenti e altre appaltate ad altre società prima americane e poi estere come Matsumoku e Terada in Giappone e poi Samick e Peerless in Corea per poi proseguire in Cina fino ad oggi.

Qua però ci troviamo davanti ad uno splendido e raro esemplare della casa originale, di quelli prodotti sotto la guida di Epi stesso e Gianmaria ce lo descrive:

“Si tratta di una Epiphone Deluxe costruita a New York tra il 1938 e il 1940, come si può rilevare dal cartiglio applicato internamente. Lo strumento fu comprato intorno alla metà del secolo scorso dal padre dell’ attuale proprietario, che l’ha suonata professionalmente tutta la vita.

Abbandonata e dimenticata ha subito le ovvie ingiurie del tempo finchè il proprietario me l’ha affidata per il restauro.

Attualmente è in condizioni ottimali, completa di tutte le sue parti originali ed è stata provvista di un pickup del tutto identico a quello che probabilmente montava in origine.

Il proprietario vuole la messa in vendita al miglior offerente. Chi fosse interessato può rivolgersi alla Liuteria Assandri, che fa da tramite con l’interessato.

Per qualsiasi chiarimento contattatemi al mio indirizzo email.”

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La Sorprendente Melita!

By Chitarre Vintage USA, Personaggi StoriciNo Comments

Quando questa chitarra pazzesca, ovviamente artigianale, ci venne incontro, capii subito che dovevamo averla. Costruita a metà degli anni '50, è stata attribuita all'opera o fabbricata per conto di Sebastiano “Johnny” Melita, che fu ovviamente il progettista del ponte Melita. Anche se non abbiamo provi documentali di questo, la cosa ha assolutamente senso quando si studia lo strumento.

Izzy Miller

Oggi è nostra gradita ospite una chitarra unica, assolutamente inedita: una splendida solid body Melita di proprietà del nostro amico Izzy Miller, gran cacciatore e collezionista di strumenti di pregio.
Ce ne parlerà lui stesso:

«Quando questa chitarra pazzesca, ovviamente artigianale, ci venne incontro, capii subito che dovevamo averla. Costruita a metà degli anni ’50, è stata attribuita all’opera o fabbricata per conto di Sebastiano “Johnny” Melita, che fu ovviamente il progettista del ponte Melita. Anche se non abbiamo provi documentali di questo, la cosa ha assolutamente senso quando si studia lo strumento.

Iniziamo con il fatto che il ponte Melita originale trovato su questo strumento include l’assurdamente rara sordina per corde originale, che abbiamo visto solo su pochi altri ponti Melita nel corso degli anni.

Siamo sicuri che Melita fosse in accordi commerciali con Gretsch in quel periodo, il che spiega le prime manopole Gretsch in metallo prive del marchio G o della freccia sulla parte superiore, il pickup DeArmond Dynasonic (originariamente ne montava una coppia, come evidenziato sotto il pickup Hofner non originale e non funzionante) e le chiavette Grover (che sono state trovate su un certo numero di strumenti Gretsch).

L’associazione con Gretsch ha senso anche riguardo la costruzione del manico in due pezzi e della forma del tallone del manico e della sua copertura. La connessione con Filadelfia è ulteriormente corroborata dalla pagina di quotidiano di Filadelfia della metà degli anni ’70 che abbiamo trovato in una delle cavità posteriori.

La cordiera è artigianale ed è di per sé un pezzo piuttosto impressionante. Il capotasto in alluminio originale sembra essere un primo tentativo fatto in casa di un capo regolabile. Insieme alla cordiera, sono molto, molto belli.

Sembra che il signor Melita l’abbia costruito e poi lo abbia utilizzato per testare le idee nel corso degli anni. Anche il foro nel battipenna entra nel corpo, ma sembra che nulla vi sia mai stato montato e cablato.

La piastra di plastica nera sul retro e la fresatura sottostante sembrano essere un tentativo successivo di alleggerimento del peso, poiché la chitarra essendo in acero massiccio è un po’ pesante. Il manico è grosso e scendendo verso il corpo acquisisce una leggera forma a V. Oltre ad essere comodissimo, ha delle bellissime fiammature.

Lo strumento è privo di truss rod regolabile e il manico presenta un leggero rilievo. Assieme ai tasti in ottone originali che mostrano una discreta quantità di usura, l’azione è bassa dove dovrebbe esserlo ma sono presenti molti punti che friggono su e giù per la tastiera.

È ovvio che questo strumento si stato suonato davvero molto e siamo sicuri che qualcuno là fuori abbia sicuramente altre tessere del puzzle da aggiungere a questa storia misteriosa…»

Ringraziamo Izzy per la storia e le immagini di questo strumento unico ed affascinante.

Clicca sul link per visitare la pagina Facebook di Izzy Miller

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Fender Telecaster Blonde (1963)

By Chitarre Vintage USA, Personaggi StoriciNo Comments

E’ l’emblema del minimalismo: un manico in acero avvitato ad un corpo in frassino con 2 pickup, la Fender Telecaster è probabilmente la chitarra solid body più longeva della storia e sicuramente una delle più affascinanti.

Lorenzo

Oggi è nostra gradita ospite una splendida Telecaster Blonde del 1963 che il nostro amico Mark R. ha restaurato per conto dello zio E. R.
E’ una delle prime “veneer” ed è un vero gioiello, soprattutto dopo il lavoro di Mark.

Mark ha sostituito i pot malfunzionanti con altri originali coerenti con l’anno, ha oliato meccaniche e ponte e dato una bella lucidata, assolutamente manuale, alla finitura della chitarra.

Questo lavoro molto curato lo ha fatto anche per l’altra Telecaster dello zio, un’altrettanto splendida Lake Placid Blue del ‘68 che vi presenteremo prossimamente.

All’inizio degli anni ‘50 Leo Fender, allora tecnico specializzato in riparazioni radio e in costruzione di steel guitars elettriche, diede vita assieme a George Fullerton a quella che si sarebbe rivelata la prima chitarra solid body di produzione industriale, squisito esempio di fascinosa semplicità.

Inizialmente chiamata Esquire e subito ribattezzata Broadcaster, nome al quale dovrà subito rinunciare a causa di una disputa con la Gretsch per la sua serie di batterie Broadkaster, la Telecaster riscosse subito un grande successo tra i giovani chitarristi per il prezzo accessibile, l’ottimo sustain e l’assenza di feedback.

Rivelatasi nel corso del tempo uno strumento estremamente versatile, è divenuta lo strumento preferito da molti chitarristi che ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia facendola assurgere a regina del country e del blues ma anche del rock e del funky e in seguito della new wave e del pop, diventando la chitarra simbolo dei Police nella persona di Andy Summers.

Il resto è Storia.

UN INTERESSANTE VIDEO SUL “TWANG” DELLA TELECASTER

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Epiphone – Gibson Spirit

By Chitarre Vintage USANo Comments

Con l’arrivo degli anni 80 la Gibson doveva cercare in ogni modo di recuperare un decennio assai gramo, nel quale aveva perso notevolmente smalto e mercato in favore delle ormai note copie di alta qualità fabbricate nel sol levante. L’uomo della provvidenza fu l’ormai celebre Tim Shaw, il quale dovette raccogliere una pesante eredità, con tutte le problematiche che ne derivavano e ad onor del vero fece un ottimo lavoro riportando la qualità là dove ormai latitava da tempo e presentando idee eccellenti come l’ottima riedizione degli humbucker 1959 PAF.
In quel periodo nacque la Spirit.

Lorenzo

La Spirit era una chitarra basata sulle Les Paul Double Cut Junior e Special e venne inizialmente fabbricata tra il 1982 e il 1983 nello storico stabilimento di Kalamazoo sotto il marchio Epiphone per poi passare a quello di Nashville e venire quindi commercializzata come Gibson fino al 1986, anno in cui venne cessata la produzione.

Tuttavia, a causa delle scarse vendite, anche alcuni degli strumenti marchiati Epiphone vennero rimarchiati Gibson e per questo motivo in quegli esemplari una leggera traccia del marchio originale si può ancora intravedere sotto la scritta Gibson.

La differenza maggiore rispetto ai modelli di ispirazione è l’innesto del manico al ventesimo tasto rispetto che al ventiduesimo come sulle Junior e Special DC.

Tutte le Spirit erano costruite in estrema semplicità per essere chitarre “da palco” con top piatto, manico incollato con segnatasti di tipo dot e uno (Spirit I) oppure due humbucker (Spirit II) riedizione dei Gibson 1959 (soprannominati appunto in seguito Tim Shaw).

Il coperchio del truss rod delle Epiphone riporta la scritta “Spirit Made By Gibson” mentre negli strumenti a marchio Gibson troviamo semplicemente il nome “Spirit”. Le meccaniche sono le tipiche Kluson Tulip ma in alcuni casi si possono trovare meccaniche registrabili tipo le Schaller o le Grover.

I ponti sono quasi esclusivamente Schaller 455, una combinazione di ponte a sellette regolabili individualmente e ponte wraparound.

I legni differiscono, passando dal corpo in pioppo e manico in acero dei primi modelli all’ontano e mogano delle produzioni seguenti, alcune con top in acero fiammato o tigrato e finitura sunburst o transparent mentre altri hanno verniciatura in tinta unita alla nitro.

Differenza sostanziale fra la Spirit I e la II sono il numero di pickup, la colorazione (più spesso tinta unita nelle I e suburst più comune nelle II, anche se nelle immagini sopra abbiamo pure la tipica eccezione che conferma la regola) il numero di controlli e il battipenna, quasi sempre presente sulle Spirit I e decisamente assente nelle II (alla Spirit II nera nelle immagini è stato probabilmente agiunto, trattandosi forse di un prototipo). Mentre il modello I è ispirato ad una Junior e quindi consta di un solo volume ed un tono, la Spirit II ha un volume per ogni pickup, un controllo di tono generale e un classico selettore Gibson.

“Spirit XPL”

Un modello particolare di Spirit, la XPL, fu prodotto dal 1985 al 1986 con una particolare paletta presa in prestito dalla Explorer e un tremolo Kahler Flyer, con la probabile intenzione di far entrare la Gibson nel mercato delle Super Strat da rock metal. Questo modello di Spirit è di difficilissima reperibilità e ancor di più lo è la versione SR-71 con manico avvitato e ponte Floyd Rose, pickup in configurazione single-single-humbucker e una forma decisamente più strat style.

Strumento definibile raro, ha tra i suoi estimatori Chris Hayes, storico chitarrista di Huey Lewis & The News, che ne ha posseduti e suonati alcuni esemplari almeno fino agli inizi degli anni 90 (io stesso ricordo di averlo visto suonare continuamente una XPL nel tour italiano di Small World), la Spirit è in realtà una grande chitarra dalle grandi sonorità, leggerissima ed estremamente versatile, con i pickup Shaw che non fanno mai sentire la mancanza dei single coil perché estremamente puliti e dinamici, in buon ricordo dei PAF originali.

In conclusione si tratta del classico strumento ancora “dormiente” ma che, grazie anche al riscoperto amore per le Les Paul Double Cut, si sta già rivelando un ottimo investimento che si rivaluterà ulteriormente in un futuro molto prossimo.

Pickup e strumenti come questi la Gibson non ne ha mai più prodotti e purtroppo, date le condizioni in cui ormai versa il famoso brand, è anche probabile che non ne produca mai più.

Qualche demo della Spirit