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Chitarre Vintage Japan

Ibanez 2617 Inlay

Ibanez Artist 2617 (1975)

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Splendido esempio di arte liutistica giapponese e strumento di cui andar fieri, la Ibanez Artist 2617 seduce con le linee sinuose, i ricchi intarsi e il colore mielato del suo frassino.

Lorenzo

I giapponesi stavano ormai stracciando Norlin e CBS grazie all’ottima qualità delle loro copie a prezzi concorrenziali e verso la metà degli anni 70 alla Hoshino Gakki, proprietaria del marchio Ibanez, decisero che era arrivato il momento di smettere di produrre solo cloni di strumenti famosi.

Vennero così introdotti sul mercato strumenti che erano invece ben riconoscibili e orientati ad una clientela che apprezzasse strumenti di fascia alta di produzione artigianale con lussuosi intarsi in madreperla e legni scelti di altissima qualità.

Nella seconda metà del decennio iniziò quindi agli stabilimenti FujiGen di Matsumoto la produzione di linee originali come Artist, Iceman, Musician e le più ambite Artwood Professional.

Inizialmente tutti questi modelli erano contraddistinti da un numero di serie e alla splendida Artwood Artist venne assegnato il 2617.

L’esemplare che vi presentiamo oggi è uno dei primissimi, risale al 1975 ed è di proprietà di Rich Fiori.

I giapponesi avevano ben capito l’importanza di avere dei testimonial importanti e infatti la prima chitarra giapponese originale veramente famosa fu la potentissima Yamaha SG2000 (venne addirittura definita “Les Paul Killer”) ed ottenne un enorme successo grazie a chitarristi rock fusion come Masayoshi Takanaka e Issei Noro dei Casiopea in Giappone e nientemeno che Carlos Santana per il resto del mondo.

In seguito divenne anche strumento di riferimento di tutta una generazione di musicisti inglesi new wave come il geniale e amatissimo John McGeoch (Magazine, Siouxsie & The Banshees, Public Image Ltd.) e Andy Taylor (Duran Duran).

E se l’apripista fu la mitica chitarra Yamaha, la seconda per importanza fu proprio la Ibanez Artist 2617.

Yamaha SG 2000

Apparentemente la SG2000 e la 2617 si somigliano molto, entrambe logiche discendenti della Gibson Les Paul Special double cut, quella versione solid-body a doppia spalla mancante della Les Paul che fu “modernizzata” nel 1960 nella serie SG.

Ulteriori evoluzioni delle forme porteranno poi alla creazione della Ibanez Artist Professional 2680 Bob Weir, ancor più somigliante alla SG2000, e al modello realizzato in esclusiva per Weir nel 1976 e riprodotto nel 2016 da Sugi per Ibanez con il nome BWM1 “Cowboy Fancy”, una via di mezzo tra la Gibson ES345 e la Artist 2617 appunto.

Ibanez 2680 Bob Weir

Ibanez BWM1

Le due spalle mancanti della Ibanez 2617 sono profonde e ampie e con cornetti più slanciati rispetto alla Yamaha, offrendo un accesso facilitato agli ultimissimi tasti.

Il corpo è in frassino massiccio in finitura trasparente, che conferisce un splendido tono mielato al colore naturale del legno.

Il top bombato risulta particolarmente in rilievo lungo i bordi grazie all’incisione in tipico stile germanico ed è ulteriormente impreziosito da un sontuoso binding a 7 strati con una striscia centrale in abalone.

Il manico a 22 tasti della 2617 è in tre pezzi di acero canadese (più due per i bordi della paletta) e incollato al corpo con una giunzione estremamente ben fatta.

La regolazione avviene tramite un truss rod di tipo standard il cui dado è situato sotto la solita piastra di plastica sopra il capotasto e che può essere regolato con una piccola chiave esagonale.

La tastiera, in palissandro (le future produzioni l’avranno di ebano) con binding, ha blocchi segnatasti in madreperla e abalone e capotasto in osso che negli esemplari successivi diventerà metà osso e metà ottone per aumentare il sustain.

La base della paletta è rinforzata dalla voluta, cosa che, dopo l’altissimo numero di palette spezzate, stava cominciando a capire anche la Gibson.

Le chiavette sono le tipiche Smooth Tuner (successivamente vennero adottate le VelveTune) regolabili marchiate Ibanez placcate in oro come tutto l’hardware.

Gli strumenti che montavano questo tipo di chiavette venivano dotati di una minuscola chiave per poter agire sulla ghiera alla base e regolarne la tensione.

Il fronte della paletta oltre al logo Ibanez ha un motivo decorativo intarsiato in madreperla nella laccatura nera e il nome Artist riportato sul copri trussrod.

Il ponte e bloccacorde sono in tipico stile tune-o-matic di ispirazione Gibson e verranno in seguito sostituiti con la classica coppia Gibraltar montata sulle Ibanez di fascia alta con il blocca corde rapido con piastra posteriore a sagoma di nuvola.

I pickup originali montati sulle Ibanez 2617 erano i classici Maxon Super 70 (nelle versioni successive vennero montati i Super 80 con il coperchio con stampa Flying Finger) con controlli di volume e tono passivi per ciascun pickup e un selettore posizionato sulla spalla superiore ma il precedente proprietario li sostituì con una coppia di humbucker splittabili e aggiunse due mini switch sul top.

Rich decise invece di sostituirli con una coppia di PAF Lindy Fralin e tappare i fori dei due mini switch.

Evoluzioni della Ibanez 2617 Artist furono la 2619 Artist (corpo in mogano e top in acero) e la 2670 Artwood Twin (una doppio manico a 6 e 12 corde).

La 2617 usci di produzione nel 1980, sostituita dalla AR250.

Ibanez 2670 Artwood Twin, riedizione limitata dei primi anni 2000.

...MA COME SUONA?

Guarda e ascolta i video esclusivi di questa Ibanez 2617 Artist!

Specifiche

Marchio Ibanez
Tipo di strumento Chitarra elettrica solid body
Serie Artist
Modello 2617
Anno 1975
Giunzione manico Incollato
Materiale manico Acero canadese – 3 pezzi
Meccaniche Ibanez Smooth Tuners
Capotasto Osso
Materiale tastiera Palissandro
Numero tasti 22
Materiale corpo Frassino massello per corpo e top
Finitura Blonde
Pickup Maxon Super 70
Ponte Tune’O’Matic
Colore hardware Oro
Customizzazioni Pickup sostituiti con Lindy Fralin PAF
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HS Anderson “Global Sound” by Morris

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Morris, marchio della ditta giapponese Moridaira e noto per gli splendidi strumenti acustici, ha prodotto anche chitarre e bassi elettrici con altri marchi, dei quali il più noto era HS Anderson, celebre per la Madcat di Prince.

Lorenzo

L’azienda Moridaira Guitar costruisce da molto tempo strumenti artigianali di qualità a Matsumoto, Nagano. Prende il nome dal suo fondatore, il signor Toshio Moridaira, che fondò la ditta nel 1961 e divenne il primo importatore di Gibson e Fender per il Giappone.

Nel 1964, grazie al suo rapporto di lavoro con Gibson, Toshio si recò in visita alla fabbrica di Kalamazoo, nel Michigan e un dipendente della Gibson lo soprannominò “Mori”.

Di conseguenza Mori-san nel 1967 fondò la compagnia Morris Guitars, ispirato da questo soprannome.

La Morris ha prodotto copie di alta qualità di dreadnought e jumbo basate su Martin e Gibson.

La fabbrica produceva anche conto terzi, comprese le chitarre con marchio Morris che furono importate in Inghilterra dalla Rose Morris. Moridaira ha anche prodotto chitarre per Hohner (la Madcat resa famosa da Prince usci sia a marchio HS Anderson che Hohner) e altri marchi minori.

Morris cominciò a produrre modelli a design proprietario negli anni 70 e tra questi anche la linea Global Sound, della quale qua abbiamo uno dei modelli disegnati da Patrick Vrolant per HS Anderson, appunto.

Vrolant è un musicista francese che ha fatto carriera come chitarrista-cantante specializzato in Country col nome d’arte di Pat Winther. Negli anni ’70 fu venditore per la Gamme (l’azienda che fece produrre a Matsumoku la Country SV 300 per il mercato francese).

Oggi Morris produce esclusivamente strumenti acustici, in gran parte in Korea pur conservando ancora la propria base a Matsumoto dove produce la propria linea di strumenti artigianali di altissima qualità.

Tornando a questa bella Global Sound by Vrolant e di proprietà dell’amico Gordy, si tratta di una neck-thru in acero e mogano, con hardware in acciaio e ottone e che pare indossare una bella coppia di Di Marzio splittabili e regolabili da due coppie di potenziomentri arricchiti da manopole in mogano.
Ma andiamo direttamente a gustarci le immagini.

Clicca il pulsante e guarda i video esclusivi di questa incredibile Morris Global Sound!

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Yamaha SA-15D

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Oggi parliamo di uno splendido modello di semiacustica, uno dei primi esperimenti di Yamaha nella ricerca di un design personale che contraddistiguesse l'estetica dei propri strumenti dagli altri.

Lorenzo

Essendo la Yamaha il più antico produttore di strumenti musicali ancora esistente in Giappone (la fabbrica nacque nel 1888 come produttore di organi a canne e in seguito pianoforti, per poi passare alle chitarre a tutti gli altri strumenti elettrici ed elettronici), non c’è da meravigliarsi che abbia prodotto chitarre davvero eccellenti.

Le sue vecchie classiche e acustiche sono strumenti eccezionali, con una proiezione sonora ed una dinamica notevoli, mentre le elettriche hanno sempre affascinato, non solo per innovazione e qualità tecnica, ma anche per la particolarità del design.

Le elettriche vennero prodotte a cominciare dal 1966 e nel corso degli anni videro la luce molti modelli diversi, dei quali divennero celebri soprattutto le SG suonate da Santana ma anche tutta una serie di strumenti legati ad un genere ben preciso, il surf rock.

Tra questi c’erano le prime solid body SG (da non confondersi con la successiva SG di Santana, che verrà lanciata in seguito) e la serie semiacustica SA, con le splendide SA-20. 30, 50 e le SA 15 e 15D, versioni a corpo vuoto delle solid body SG.

La SA-15 e la SA-15D differiscono solo nelle finiture, essendo la prima meno decorata della seconda che ha invece un binding elaborato attorno a top/retro e un binding semplice lungo il manico, nel quale troviamo segnatasti intarsiati sulla parte superiore della tastiera al posto dei dot della sorella minore.

L’SA-15D è una chitarra semiacustica a corpo vuoto, la cui linea prende spunto dalle Rickenbacker dei Beatles e le Mosrite dei Ventures, che erano i gruppi più in voga in Giappone in quel periodo.

Il suono è scuro, legnoso e caldo ma ben definito. Il corpo in mogano completamente cavo e il manico avvitato danno a questa chitarra una timbrica un po’ più spessa e più scura rispetto alle più più comuni SA30 e SA50.

Il manico, anch’esso in mogano e con tastiera in palissandro, possiede la tipica comodità degli strumenti Yamaha e la paletta ha un design semplice ed accattivante, molto armonico nelle linee.

I controlli sono i tipici due volumi e due toni e troviamo un classico interruttore a tre vie per la selezione dei due pick-up noiseless ad alta sensibilità, con magnete in ferrite anisotropica e poli regolabili.

Il tremolo è di tipico stile giapponese simil-Bigsby, con un intarsio in finto legno sul tendicorde. Chiavette dal design che denota semplicità e finezza.

La linea generale del body ricorda una grande onda marina nell’atto della chiusura su sé stessa, richiamando una sorta di riproposizione estremizzata ed armoniosa del classico design telecaster.

Molto bella e particolare anche la buca armonica che, al posto della tipica “effe”, ripropone anch’essa la forma di un’onda.

La SA-15D pare abbia avuto un breve periodo produttivo, che va dal 1968/69 al 1972, ma c’è addirittura chi dice che sia stata prodotta solo nell’arco di un solo anno o due.

Confrontando il numero di serie con le varie guide, però, questo esemplare parrebbe risalire addirittura al 1973.

Questa chitarra avuto una vita abbastanza avventurosa, avendo viaggiato in una big band in giro per l’Europa e su navi da crociera negli anni 70.

Ha fatto poi vita d’orchestra e piano bar per fare una sosta ristorativa nelle mani di Serena e infine proseguire per altri lidi, continuando la sua avventurosa vita!

Panoramica della Yamaha SA-15D

…ma il suono com’è?

Demo delle SA-15D e SA-30 per confrontarne le sonorità in pulito, overdrive, fuzz e saturazione.

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Ibanez MC 5000

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Se con la serie Artist 5000 ci troviamo di fronte a modelli usciti in tirature a basso numero, con la Musician 5000 si entra addirittura nel misterioso campo dei modelli storici unici, costruiti in pochissimi esemplari, ognuno differente dall’altro. Nel caso specifico di questa Musician 5000 ne sono conosciuti 3 ma ne è uscito fuori anche un quarto in Germania, acquistato da nuovo nel 1983 presso un negozio di Berlino, il che rende ancora più fitto il mistero: quante sono in realtà le MC 5000 esistenti al mondo?

Lorenzo

Nella seconda metà del decennio ‘70 la Hoshino Gakki, proprietaria del marchio Ibanez, inizio la produzione di strumenti originali come la Artist, la Iceman e la Musician, che fu messa in commercio nel 1977.

Le varianti dei modelli, come spesso accadeva nella produzione nipponica, erano molteplici e le versioni di punta solitamente erano particolarmente elaborate, costruite con legni selezionati esotici di rara bellezza e ricche di intarsi estremamente complessi.

Lungo le tastiere erano incastonati alberi della vita e su alcuni body si trovavano foglie, infiorescenze e ornamenti vari, così come sulle palette riccamente adornate.

Con la MC 5000 siamo probabilmente davanti al massimo dell’arte ebanistica giapponese: una paletta letteralmente ricoperta da foglie in madreperla, un capotasto addirittura triplice in legno/osso/ottone e un particolarissimo albero della vita che corre lungo un listello in mogano incastonato al centro della tastiera in ebano. All’interno del listello trovano posto i segnatasti a dot e al 21° tasto è stato collocato un ulteriore intarsio, una targhetta con la scritta “Limited Edition” in corsivo. I body sono realizzati con legni sublimi, tra i quali Koa e Zebra Wood e il vertiginoso neck thru è la quintessenza della perfezione.

La storia narra che la MC 5000 fosse stata disegnata appositamente per Jerry Garcia dei Grateful Dead ma che questi non la volle perché eccessivamente pesante per essere suonata dal vivo. Ai tempi Bob Weir, l’altro chitarrista della band, possedeva un suo strumento autografo di produzione Ibanez e la Hoshino Gakki, in collaborazione con Weir stesso e Jeff Hasselberger, decise di realizzare un particolare modello di Musician con parte elettronica speciale da dare appunto a Garcia.

Bob Weir con il modello Ibanez che porta il suo nome

Furono quindi fabbricati i famosi 3 esemplari, che vennero presentati al NAMM di Atlanta del 1978 e in seguito al rifiuto di Garcia i 3 esemplari presero altre strade: uno si trova giustamente nella collezione privata Ibanez, un altro è in possesso del collezionista Orval Engling (conosciuto anche come Mr. Ibanez) e l’altro dovrebbe far parte di una non meglio conosciuta collezione americana. Ma questo è solo il “Mito”, in realtà non si è a conoscenza dell’esatto numero di esemplari prodotti.

Nel maggio 2012 un esemplare, visibile nelle immagini qua sotto e certificato da Bob Weir come quello appartenuto a Garcia, venne messo all’asta a San Francisco. Non è comunque dato sapere con certezza se si tratti veramente di quello appartenuto a Garcia o meno.

Aggiornamento

Da un recente scambio di commenti tra Orval Engling e Jeff Hasselberger su di un gruppo Facebook, siamo giunti a conoscenza del fatto che le MC 5000 vennero fabbricate in due  mandate, 1977 e 1980 (apparentemente riconoscibili dal tailpiece a forma di nuvola che, nella prima mandata è incassato nel body e nella seconda è appoggiato sopra).

Oltre a questo, Hasselberger ha fornito alcuni interessanti particolari sullo strumento realizzato per Garcia:

“Facemmo una chitarra per Jerry. L’ha suonato in un paio di concerti. Gli piaceva, ma non abbastanza. Il test chiave per riconoscere una autentica Ibanez Garcia sarebbe la presenza di un “Garcia Effects Loop”.  Jerry aveva notato (correttamente) che i pedali rispondevano in modo diverso a diversi livelli di input. Jerry era nel suo periodo dell’ auto-wah in quel momento ed era un tratto molto evidente di quel particolare setup.

La sua soluzione fu di avere un “loop effetti” incorporato nelle sue chitarre.  Il segnale andava direttamente dallo switch dei pickup ai suoi pedali e poi tornava di nuovo nella chitarra tramite un cavo stereo. Al suo ritorno, il segnale andava quindi al volume, al tono e ad altri circuiti di bordo, quindi usciva tramite un cavo standard.

Sono sicuro che abbiamo fatto una chitarra. Non sono altrettanto sicuro che ne abbiamo fatte due. Quello che ricordo è che si trattava fondamentalmente di una Musician MC 5000 standard personalizzata con il circuito degli effetti. In conclusione, se non ha il loop, non è una Jerry Special.”

La MC 5000 di Joe

Siamo anche venuti a conoscenza di un esemplare del 1980 che si trova nella collezione di Joe Deferm, il quale, molto gentilmente, ci ha fornito una bella galleria fotografica del suo raro quanto prezioso strumento e ci ha brevemente raccontato la storia della sua MC 5000:

“Come mi fu detto dal ragazzo da cui ho comprato la chitarra, venne esposta alla Musikmesse di Francoforte alla fine degli anni ’70. Un negozio di chitarre belga chiamato JnR la portò in Belgio dove fu venduta al chitarrista di una band chiamata The Sunrock. 15 anni dopo ho iniziato a suonare con questa band e ho comprato la chitarra.

Sarà stato attorno al 1999 e da allora ce l’ho. Ma solo anni dopo ho scoperto l’intera storia di Bob Weir e Jerry Garcia e mi ci sono voluti anni per risolvere tutti gli enigmi della storia ma non sono ancora riuscito a trovare una foto di Jerry che suona uno dei 3/4 esemplari conosciuti …”

Quanti altre MC 5000 esisteranno? Il mistero si infittisce…

La splendida Mc5000 di Joe.

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Westone Rainbow I (third version)

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Il marchio Westone è legato indissolubilmente alla famosa fabbrica di Matsumoku, un nome che nell’immaginario degli appassionati di vintage giapponese è un po’ come la Kalamazoo nipponica.

Lorenzo

Westone, dicevamo, era probabilmente la proposta high level per eccellenza della produzione Matsumoku, un marchio riservato alla produzione di strumenti di fascia alta e di altrettanto elevata qualità.

Prodotta dal 1983 al 1986, la Rainbow I terza versione è una semi hollow di gran classe, con blocco centrale realizzato in un sandwich di mogano/acero/mogano, che dona sia morbidezza di suono che sustain, dotandola di una voce rotonda e con un ottimo attacco. Il corpo è realizzato in laminato di acero canadese, il manico in 3 pezzi di acero con tastiera in palissandro è eccezionalmente comodo e dotato di una suonabilità assoluta: accordi e fraseggi escono rilassati e precisi, con la massima gioia della mano. Il ponte e il bell’attaccacorde sono in acciaio pieno.

Particolare cura è stata riposta nell’elettronica: i classici 4 potenziometri, volumi e toni individuali per ciascun pickup, sono racchiusi in contenitori di acciaio che impediscono l’ingresso della polvere e schermano il circuito dalle interferenze: oltre ad essere uno strumento silenziosissimo è assente il tipico problema dell’ossidazione e del fruscio dato dal depositarsi della polvere all’interno dei potenziometri.

I pickup sono gli ottimi MMK75 in alnico II (definiti dalle brochure Super Twin 750), un classico dei modelli top made in Matsumoku, che gli appassionati conoscono bene in quanto sono tra le migliori riproduzioni dei PAF Gibson e come tali molto sensibili alle tonalità del legno e alla dinamica del tocco, con un bella e tipica voce rotonda e pastosa.

Strumento dotato di ottimi puliti e che risplende in saturazione, si esalta nei territori della fusion e del jazz e si trova comunque perfettamente a suo agio nel blues, nel funky come nel rock, grazie anche alla perfetta costruzione del blocco centrale e soprattutto alla elevata suonabilità del manico, all’elettronica curatissima e perfettamente schermata e agli splendidi quanto versatili pickup. Uno strumento professionale a tutto tondo, insomma, con una personalità e una voce tutte sue e che fa della poliedricità il suo vanto.

Specifiche:

Version 3 (1983-85?)

As shown in the 1983 catalogue – same as version 2, except for – Different shape on the f holes.

The body is laminated maple, 3 ply Maple neck, centre block is Maple/Mahogany/Maple (ndr: c’è un errore, in realtà si tratta di Mogano/acero/mogano).

Rosewood fingerboard, 24.75 inch scale 22 frets.

Long travel  bridge (All steel), Swiftlok tailpiece (More ornate than the early model).

2 covered Super Twin 750 (MMK 75) pickups, 2 volume and 2 tone controls (All pots shielded in individual steel cans).

Available in Antique Walnut and Antique Maroon.

Seguono due interessanti video demo della Westone Rainbow I.

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Orville By Gibson LPSR – 1994 Catalogue Model

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Le chitarre “Orville by Gibson” vennero prodotte in Giappone dal 1988 al 1998 ed erano a tutti gli effetti chitarre Gibson commercializzate per il mercato interno giapponese. La produzione venne gestita da Yamano Gakki e gli strumenti vennero costruiti negli stabilimenti Fuji-Gen Gakki e Terada. Concepite per essere chitarre di alta qualità, univano la rinomata liuteria giapponese all’elettronica originale Gibson.

Lorenzo

Orville by Gibson 1994 Les Paul Standard Rosewood del 1994, conosciuta come Catalogue Model o anche Exhibition Model.

Queste chitarre furono realizzate nello stabilimento Fujigen per apparire  sulla copertina dell’edizione 1994 del catalogo Orville by Gibson e vennero costruite in un numero limitatissimo.

Strumenti talmente rari da non riuscire praticamente a trovare notizie persino sul web giapponese, ne furono ideati 2 modelli con 2 differenti top: noce e palissandro, come l’esemplare qua sotto presente e, a quanto è possibile capire, ogni pezzo differisce dagli altri in alcuni particolari.

Le voci di corridoio parlano di legni (di prima scelta) forniti direttamente dalla casa madre americana assieme ai pickup ’57 Classic: la qualità dei materiali e costruttiva è visibile e il mogano qua lo estrinseca in tutto il suo lucente splendore.

A lungo ho pensato che la porzione in ebano del binding sulla punta del corno inferiore fosse una riparazione dovuta ad una rottura di assestamento del binding stesso che è invece realizzato in acero, poi vedendo che è presente anche nelle poche foto disponibili di altri esemplari di quella serie mi sono reso conto che si tratta proprio di un effetto voluto. Non che avessi comunque dubbi sulla ormai conclamata perizia dei maestri liutai nipponici ma si tratta in effetti di un vezzo assai inusuale.

Diamo un occhio alle specifiche:

Orville by Gibson LPS-R Limited Edition

Made in Japan 1994

Mahogany body.

Carved Maple top with Rosewood veneer.

One piece Mahogany set neck.

Rosewood Fingerboard.

Maple binding. 22f. Trapezoid inlays in natural MOP.

Gibson pick ups PAF Patent Sticker

Inked serial number

Oil Finish

Full original.

Carved Ebony lower bout.

Rosewood veneer headstock.

Brass truss rod cover.

E’ veramente difficile riuscire a rendere pienamente in fotografia la bellezza dei legni e dei colori, in modo particolare il fascino della madreperla naturale dei segna tasti, la cui tonalità cremosa splendidamente si abbina alle tonalità calde del mogano e del palissandro. La finitura ad olio conferisce al tutto morbidezza al tatto e quella sensuale mielosità tipica degli strumenti vintage: è sicuramente uno strumento che non passa inosservato e che spesso ci si scopre ad ammirare incantati in sacra adorazione.

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Greco 950 “The Shrike”

By Chitarre Vintage JapanNo Comments

Questo sorprendente strumento è un po’ il simbolo del nostro credo, della nostra continua ricerca, del nostro continuo addentrarci nell’arte liuteristica del secondo novecento e non manca mai di affascinare ancora oggi, nutrendo schiere di ammiratori che la osservano in assorta contemplazione, come si fa con un grande vino da meditazione o con un buon cognac ristoratore.

Lorenzo

Il nomignolo Shrike (in inglese è un modo di chiamare alcuni uccelli) deriva dalla particolare forma dei suoi pick up a V che hanno sortito grande fascino sull’immaginario collettivo, tanto che Tim Shaw, il mitico project designer che fu incaricato della rinascita della Gibson alla fine degli anni 70, ne disegno una sua versione che applicò alla V2, una particolarissima versione di Flying V che vide la luce a fine decennio.

I pickup della 950 erano comunque particolari anche nella progettazione interna, ognuno era composto di due set di 3 bobine ed era possibile splittare la metà di ognuno per combinarli assieme (es. la parte superiore del pickup al manico si poteva combinare con la parte inferiore di quello al ponte). Pickup con un gran suono ma che nel tempo si sono rivelati purtroppo anche piuttosto delicati e praticamente ogni esemplare ha dovuto essere riavvolto.

Il resto della parte elettronica della 950 Shrike consiste nel potenziometro volume e nei 4 selettori per selezionare le varie combinazioni delle bobine dei pickup.

Le Greco 950 furono costruite nella vecchia fabbrica della Teisco a Nagano in Giappone. Dal 1967 al 1969, la fabbrica continuò a produrre strumenti, anche se il contratto con la Teisco era stato chiuso nel 1966. La fabbrica venne rinominata Teisco Gen Gakki e iniziò a produrre strumenti con vari marchi come Greco, Idol e altri, acquisendo grande fama tra gli importatori americani nei tardi anni 60 grazie all’alta qualità produttiva e ai prezzi competitivi.

Chitarra purtroppo praticamente introvabile in Europa e quindi trofeo ambito dai collezionisti, si rivela anche strumento molto versatile, riuscendo a spaziare dal funky, al jazz morbido al rock blues, donando gioia alle orecchie oltre che agli occhi.

Questa è probabilmente la versione più conosciuta e amata delle 950 Shrike: anche qua la presenza del tasto zero denota la tipica simpatia giapponese per le produzioni italiane, mentre manico e paletta strizzano l’occhio alle americane Rickenbacker, le buche romboidali (diamond) sono quelle della Trini Lopez Gibson e il doppio cutaway ha invece il sapore delle inglesi Burns e delle Gibson SG.

C’erano anche i bassi…ma questa è un’altra storia…

Greco “The Shrike” Bass

Gibson Flying V2 by Tim Shaw

La Greco 950 di “Drowning In Guitars” testata da Mike Dugan