”Il pregio di questo film è la sua stessa condanna: chi lo capirà e potrebbe apprezzarne il messaggio sono perlopiù invece quei nerd che lo odieranno perché mette in luce la pericolosità di quella monnezza della quale sono tanto appassionati e ovviamente loro per primi sono nemici dichiarati della censura.
The Boss
Al volgere degli anni 80 in Gran Bretagna avvenne una vera e propria caccia alle streghe verso quelli che vennero definiti Nasty tapes, ovvero i nastri VHS che contenevano horror perlopiù estremi che furono pesantemente censurati quando non addirittura bannati dal paese albionico.
Fu uno dei rari casi nei quali alla censura non si poteva che dare ragione data la voluta qualità estremamente violenta e traumatizzante di queste pellicole a basso budget, girate apparentemente con mezzi di fortuna il che rendeva il tutto ancora più credibile poiché essi apparivano simili per qualità a dei filmetti casalinghi come quelli che si era soliti girare in famiglia con la cinepresa amatoriale (ad esempio Axe, Non aprite quella porta).
In queste pellicole l’attenzione viene ripetutamente puntata su volgari simboli di depotenziamento come decapitazioni, evirazioni, squartamenti e sugli occhi cavati, simbolico monito e al tempo stesso invito alla cecità.
Questa produzione vide i suoi inizi negli anni 60 con il gore di Herschell Gordon Lewis e si sviluppò accanitamente durante gli anni 70 soprattutto in Usa e in Italia con i vari generi e sottogeneri fino ad arrivare all’assurdo accanimento dell’inzio degli anni 80, nei quali si diffusero a macchia d’olio lo slasher (del quale abbiamo uno dei primi e migliori esempi in Reazione a Catena di Mario Bava e più puramente nel Torso di Sergio Martino) e il cannibal movie.
Il primo conteneva a volte un’incredibile quantità di violenza grafica e psicologica gratuità a sfondo fisico e sessuale appoggiata al trauma infantile e alla violenza sessuale e il secondo faceva di violenza, trauma e gore gratuiti il suo addirittura vantato marchio di fabbrica-
I registi che hanno partecipato alla produzione di questa immondizia hanno assunto lo status di autori di culto grazie soprattutto al solito onnipresente Tarantino, abbracciato dal movimento liberal come grande artista e cultore del cinema di genere.
Di conseguenza sono stati rispolverati titoli talmente imbarazzanti che spesso anche i loro autori avrebbero preferito dimenticare se non fosse che grazie a questi hanno raggiunto il successo postumo che non avevano ricevuto ai tempi, quando la critica li schifava apertamente, aiutando a creare quell’aura di culto che oggi assoluta immondizia come i cannibal hanno raggiunto.
Bisogna ammettere che quasi ogni autore ha al suo attivo almeno un lavoro di pregio anche nel campo dell’horror.
E’ il caso di Lucio Fulci che già aveva all’attivo almeno tre gialli notevoli con contaminazioni horror e arrivò spavaldamente nel genere estremo partorendo alcune pellicole davvero particolari come Zombie 2 e L’Aldilà ma anche lo stesso Lewis aveva al suo attivo un film particolare con particolare simbolismo e venature sociologiche come The wizard of gore.
Ben altra considerazione merita il Massaccesi Aristide alias Joe D’Amato, detto “Er paiata” per la sua predilezione all’uso della trippa nei suoi film, il quale da inizi da mestierante western, erotico e lercia pornografia, si spostò verso un horror cruento e cupo fine a sé stesso e volto a scioccare volutamente lo spettatore, fino ad arrivare agli assurdi crossover tra horror, cannibalismo e pornografia. Finirà poi la sua carriera tra eros e pornografia.
I suoi film horror gore di maggiore culto sono il terzetto Buio Omega, Antropophagus e Rosso sangue e vedono tutti mischiare il gore al grottesco con incursioni nel cannibalismo.
Ovviamente parlando di cannibal movie non si può non citare l’orrendo Cannibal Holocaust (che com’è noto costò un processo al suo autore Ruggero Deodato) che oltre alla violenza gratuita “mimata” sugli umani annoverava anche quella reale sugli animali. Ma non si può evitare di citare anche la produzione altrettanto violenta di Umberto Lenzi, che del cannibal fu l’iniziatore nel 1972 con Il paese del sesso selvaggio.
Ovviamente in questa atmosfera cupa e violenta vede la sua affermazione la figura del serial killer, figura alla quale negli slasher si da spesso una giustificazione psicologica più risibile che reale e tra i film maggiormente violenti in questo campo troviamo Nightmare di Romano Scavolini, già autore di un paio di gialli nei primi anni 70 e del particolarissimo mafia-thriller Servo Vostro ma anche Driller Killer, primo lungometraggio “serio” di Abel Ferrara.
Discorso a mio avviso diverso va fatto sul versante degli zombie movies, praticamente sempre volti ad una critica sociale ben precisa come nel caso di George Romero, considerato a ragione il padre del genere, il quale esprime il suo aspro giudizio su società, costume e religione anche nei suoi ottimi Martin – Wampyr, La stagione della Strega e il distopico La città verrà distrutta all’alba.
Con la nuova popolarità delle videocassette nei primi anni ’80, tutta questa mole di vecchie e nuove produzioni di horror cruento approfittando del mercato dell’home video del Regno Unito, allora non regolamentato, arrivarono nelle case delle famiglie britanniche, liberamente accessibili ai minori che, grazie all’aura di film proibiti acquisita negli anni, ci si gettarono avidamente sopra.
A causa di una scappatoia nelle leggi sulla classificazione dei film, a questi film era stato permesso di aggirare un tipico processo di revisione dal British Board of Film Classification (BBFC), e una sorta di panico e corsa ai ripari si instaurò quando le autorità iniziarono ad avere grosse preoccupazioni su cosa avrebbe causato l’esposizione a contenuti così espliciti al pubblico, soprattutto di minori.
A seguito di una campagna condotta da vari membri della stampa, opinione pubblica e organizzazioni religiose (tra cui la National Viewers’ and Listeners’ Association, guidata dall’influente attivista Mary Whitehouse), l’allora direttore della pubblica accusa pubblicò un elenco di titoli ritenuti “sporchi” (“nasty” appunto) in violazione alle leggi sull’oscenità e la polizia avviò il processo di sequestro dei nastri e di persecuzione contro coloro che erano coinvolti nella loro distribuzione.
Di questo tratta il soggetto del film Censor, opera prima di una giovane regista che risponde al curioso nome di Prano Bailey Bond.
Una breve sinossi
Nel 1985, Enid si occupa di censura cinematografica ed è addetta proprio alla selezione dei tagli da effettuare sulla pioggia di Nasty Tapes che stanno invadendo il mercato dell’home video britannico.
Ad un certo punto del persorso si imbatte in una pellicola che contiene elementi a lei familiari. Decide quindi di indagare sia sulla produzione di questo film che sul suo passato, che riguarda la scomparsa della sorella e questo la condurrà ad una discesa negli inferi del suo trauma personale.
Il pregio di questo film è la sua stessa condanna: chi lo capirà e potrebbe apprezzarne il messaggio sono perlopiù invece quei nerd che lo odieranno perché mette in luce la pericolosità di quella monnezza della quale sono tanto appassionati e ovviamente loro per primi sono nemici dichiarati della censura.
Il soggetto è estremamente interessante come le considerazioni sull’effetto subliminale di questi cosiddetti nasty movies che, ognuno di noi non potrà che riconoscerlo, hanno sempre volutamente avuto un’atmosfera estremamente torbida e melmosamente malata e disturbante.
Chi abbia visionato il famoso Axe o anche delle esagerazioni di quei tempi come i già citati Buio Omega di Massaccesi o l’esageratissimo e inspiegabile Nightmare di Scavolini (che andò addirittura negli states per girarlo, come se l’Italia di allora non fosse già la patria del cosiddetto “exploitation”) sa bene di cosa parlo.
L’omicida che non ricorda nulla dell’omicidio compiuto è un ottimo rimando anche ai fin troppi casi simili verificatisi nella realtà, dei quali Brandon Cronenberg ha dato una propria interpretazione nel suo ottimo Possessor.
Alla fine di tutto resta la domanda: i nasty movies furono veramente prodotti per influenzare gli spettatori tramite immagini e situazioni fortemente subliminali richiamanti paure e istinti ancestrali, creando sia possibili killer che ciechi paranoidi verso di essi?
“Censor” (UK 2021) di Prano Bailey-Bond
Regia | Prano Bailey-Bond |
---|---|
Soggetto e sceneggiatura | Prano Bailey-Bond, Anthony Fletcher |
Produzione | Silver Salt Films, British Film Institute, Film4 Productions, Film Cymru Wales |
Interpreti |
Niamh Algar: Enid Baines Nicholas Burns: Sanderson Vincent Franklin: Fraser Sophia La Porta: Alice Lee Adrian Schiller: Frederick North Michael Smiley: Doug Smart |
Fotografia | Annika Summerson |
Montaggio | Mark Towns |
Musiche | Emilie Levienaise-Farrouch |
Distribuzione | MGM, Prime Video(Italia) |
Data di uscita
|
28 gennaio 2021 (Sundance Film Festival 2021) |
Durata
|
84 minuti |
Trailer del film Censor