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Immagina di avere, in un solo pedale, un fuzz versatile, un autowah, un filtro, e un effetto reverse, tutti analogici.
Questo è il mitico Microsynthesizer della Electro-Harmonix, che consente di imitare i toni ciccioni di sintetizzatori vintage come Moog, Oberheim e ARP collegando una chitarra, un basso o un qualsiasi altro strumento.

Daniele Pieraccini

Immagina di avere, in un solo pedale, un fuzz versatile, un autowah, un filtro, e un effetto reverse, tutti analogici.
Questo è il mitico Microsynthesizer della Electro-Harmonix, che consente di imitare i toni ciccioni di sintetizzatori vintage come Moog, Oberheim e ARP collegando una chitarra, un basso o un qualsiasi altro strumento.

Come molti altri pedali della Electro Harmonix (vedi Small Stone ed Electric Mistress), il Micro Synthesizer è stato sviluppato da David Cockerell, un ingegnere elettronico e designer precedentemente impegnato nel mondo dei sintetizzatori (suo è il Synthi VCS3, tra gli altri) e qualche anno dopo designer di campionatori alla Akai, prima di fare ritorno alla società newyorkese di Mike Matthews.

Le Versioni

V1

La prima versione del Micro Synthesizer esce nel 1979.

Questo modello non ha un interruttore di accensione/spegnimento sul retro e lo switch di attivazione a pedale si trova sul lato sinistro. A differenza delle versioni successive, non è presente un LED e l’onda quadra è etichettata come distorsione.

Electro Harmonix lo presenta con due circuiti stampati uno sopra l’altro (come il V2 e il V3). Uno per il circuito di base e un altro che contiene gli slider e collega i controlli alla scheda madre.

V2

Negli anni ottanta esce la seconda versione, la prima con un interruttore di accensione/spegnimento sul retro e un LED. Lo switch a pedale si è spostato a destra ma, come il Micro Synthesizer originale, il V2 ha un alimentatore integrato nello chassis.

V3

Il decennio successivo EHX introduce la terza versione del pedale, usando gli stessi componenti delle precedenti. Nel frattempo però Panasonic interrompe la produzione dei chip analogici utilizzati, fatto che costringe Mike Matthews ad acquistare tutta la scorta rimanente dei suddetti componenti per questa reissue per poi sospendere la produzione una volta esaurita la scorta.
La versione 3 è la prima con un alimentatore separato da 24v.

Questa è la versione del pedale da me usata.

Nello stesso periodo è lanciata anche la prima versione per basso del pedale. Devo aggiungere che, pur essendo principalmente un bassista, non l’ho mai provata e non ne ho mai sentito la necessità, soddisfatto della versione normale in mio possesso.

V4 XO Micro Synth

Ancora un decennio ed eccoci alla versione in commercio tuttora.

Si tratta di un progetto di revisione drastica, presentato in una scatola in alluminio stampato anzichè la classica in lamiera di acciaio piegato, più piccola dell’originale e con una tipica alimentazione esterna a 9v, caratteristiche che rendono questa edizione più adatta alle pedaliere.

La qualità costruttiva dei prodotti EHX è però considerevolmente calata negli ultimi venti anni, con una tendenza ad economizzare e con delle caratteristiche progettuali discutibili.
Il circuito è assemblato con la tecnologia a montaggio superficiale (SMD).

La V3 recensita

I Suoni

Dal confronto tra le varie versioni emergono alcune differenze. In base all’esperienza personale e alle testimonianze raccolte in rete possiamo dire che:

  • Le prime due versioni hanno un suono di square wave fantastico, molto caldo e potente.
  • Il sub ottava è invece debole, tracking e bypass per gli standard odierni lasciano a desiderare.
  • La versione 3 è dotata di una distorsione meno pesante ma offre un sub ottava più presente e avvolgente. Tracking e bypass sono migliorati decisamente.
  • La versione più recente, Micro Synth XO, ha il sub più potente delle altre e i vantaggi sopra accennati legati all’alloggio in pedaliera e alla praticità dei 9v di alimentazione, ma presenta una distorsione (square wave) decisamente debole e forse non più definibile come fuzz. Inoltre alcuni lamentano una mancanza di sustain ignota ai modelli vintage. Il voltaggio più basso sicuramente influisce sulla corposità del suono.

I Controlli

Un trimmer sul retro del pedale consente di impostare la sensibilità dell’unità per pickup single coil o humbucker, mentre tutti i controlli importanti si trovano sulla parte anteriore, sotto forma di cursori.
Questi sono divisi in due gruppi, voice mix e filter sweep, oltre ad un paio di slider per regolare l’attacco della nota e il livello del segnale che attiva l’effetto (trigger).

In breve, la sezione voice è formata da un sub octave; un segnale “pulito”, in realtà molto secco e colorato dal preamplificatore del pedale; un octave stile Octavia di Roger Mayer e un onda quadra molto fuzz vintage. Questi quattro controlli possono essere mescolati in parallelo a piacimento, anche se soltanto il segnale del clean tollera l’esecuzione di accordi senza degenerare in distorsioni alquanto irregolari.

Il controllo attack decay consente di intervenire aumentando automaticamente il volume e generando effetti di archi e suoni riprodotti al contrario da qualche nastro in uno studio anni sessanta.
La sezione filtro prevede altri quattro controlli: risonanza, frequenza di partenza, frequenza di arresto e rate, che regola la velocità di passaggio tra le due precedenti.

Con questo pedale è possibile ottenere una gamma di suoni vastissima, dal moog al basso fretless, dai soli alla rovescia ai fuzz più spinti, dai filtri “vocali” ad altre stranezze difficilmente riproducibili con altri mezzi. Le timbriche ottenute possono trovare posto in generi musicali vintage come in contesti rock, elettronici, techno o hip hop.

Le Magagne

  • Il circuito analogico esclude la possibilità di avere dei preset (a questo ho trovato rimedio preparando delle mascherine per memorizzare i suoni preferiti, come si faceva con i synth vintage, appunto).
  • Le note singole sono decisamente da preferire, se si vogliono evitare “strilli” improvvisi o sparizioni del suono.
  • Il tracking può rivelarsi, a seconda dei setting usati, non sempre affidabile: per questo e per altri motivi la tecnica ed il tocco sono fondamentali e vanno aggiustati a seconda del suono usato.
  • Il rumore di fondo e la qualità del bypass sono altri due punti a sfavore citati da molti. Con il modello in mio possesso non ho mai avvertito molto il primo, riguardo al bypass la qualità non è ottimale e ho preferito inserire il pedale in un loop effetti. Questa soluzione offre anche altri vantaggi, per esempio quello di miscelare il segnale pulito con quello effettato dal Micro Synth.

Il Micro Synthesizer

Un oggetto assurdo ma dai suoni caldi, credibili e convincenti che, uniti alla sua enorme versatilità, fanno sì che il gioco valga veramente la candela.

Chiedere informazioni a Beck, Korn, Strokes, Van Halen, Muse, Sonic Youth, Parliament/Funkadelic, Red Hot Chili Peppers, solo per citare alcuni degli estimatori di questo gioiello.

 

Le tracce audio del video dimostrativo sono state eseguite con:

Chitarra – Eko 100
Basso – Westone Spectrum
Electro Harmonix Micro Synthesizer V3
Simulazione ampli, reverberi e delay di Mixcraft

Demo del suono del Micro Synthesizer

GUARDA e ASCOLTA il video del brano demo realizzato da Classic2vintage con i suoni del Micro Synthesizer V3 

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