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1974: esce il film destinato a cambiare (in sordina) la storia della cinematografia e che, in un finale tanto innovativo e visionario quanto agghiacciante, racconta un ipotetico futuro della razza umana che somiglia invece sempre più al presente.

The Boss

Il romanzo “Fase IV” di Barry N. Malzberg è stato tratto dalla bozza della sceneggiatura ed è uscito prima del film

1974: esce il film destinato a cambiare (in sordina) la storia della cinematografia e che, in un finale tanto innovativo e visionario quanto agghiacciante, racconta un ipotetico futuro della razza umana che somiglia invece sempre più al presente.

IL CROCEVIA DEL POST-UMANO

Articolo di Daniele Pieraccini

E’ dove si incontrano opere realizzate da autori anche distanti geograficamente e cronologicamente, ma tutte convergenti verso un unico concetto: l’invasione “aliena” intesa come innesco di una palingenesi della realtà conosciuta.

Qualcosa di estraneo alla natura umana lavora per prendere possesso del nostro stesso Essere, mutandolo per esercitare un controllo illimitato ed assoluto.

In questo immaginario crocevia apocalittico transitano film come “Essi vivono”, “La fuga di Logan”, “Matrix“, “Videodrome”, “THX 1138″, “Soylent Green” “L’uomo terminale” oltre a titoli già trattati in questo blog come “I viaggiatori della sera“, “Hanno cambiato faccia“, “Wounds“, “Swiss Made 2069“, “Buone Notizie“, “Omicron“.

Locandina del film

Scherzi da “burIoni”

A proposito di quest’ultimo: la locandina falsa uscita qualche mese fa e riferita ad un presunto film del 1963 dal titolo “La variante Omicron” è in realtà una modifica alla locandina di “Phase IV”, un sorprendente fanta-horror del 1974, realizzato da Saul Bass.

Saul Bass, illustratore, realizzatore di loghi per grandi aziende e soprattutto re delle locandine e dei titoli di testa dei film, che trasformò in introduzione fondamentale alle pellicole.

Influenzato da Costruttivismo e Bauhaus, grazie alla sua visione artistica minimalista (si veda su tutti l’esempio di “Anatomia di un omicidio”) Bass fu in grado di lasciare il segno nella storia del cinema, trasformando i titoli di testa in parte integrante dell’opera, prologo della vicenda e segno identificativo del film stesso.

Saul Bass e alcune sue celebri locandine

Dopo aver vinto un Oscar nel 1969 con il corto “Why Man Creates” e ispirandosi al racconto “L’impero delle formiche” di H. G. Wells (1905) e forse anche a “Il tallone di ferro” (1907) di Jack London, Bass nel 1974 gira il suo unico lungometraggio come regista.

“Phase IV” è un flop al botteghino e viene stroncato dalla critica, ma col tempo è divenuto un “cult” ed è stato infine rivalutato da alcuni commentatori, che ne hanno riconosciuto la dimensione di dramma metafisico universale. Sicuramente, a livello visuale, ci troviamo davanti ad un incubo di intensità visionaria che merita degli approfondimenti.

Una critica ricorrente all’uscita della pellicola consisteva nell’evidenziare una mancanza di spiegazioni soddisfacenti alla storia narrata, che rendeva il lavoro un esercizio di stile visuale privo di significati interessanti: in definitiva un film di mostri anni ’50, con buone intenzioni ed inserti pregevoli di riprese documentaristiche ma sommariamente inutile. Questa impressione è condivisibile da chiunque abbia visto il film di Bass negli anni, compreso il sottoscritto.

Gli attori protagonisti sono Nigel Davenport, Michael Murphy, Lynne Frederick. Davenport e Frederick avevano già lavorato assieme in un altro film distopico catastrofico, “No Blade Of Grass” che parla di un virus delle piante che mette in crisi l’approvvigionamento alimentare di tutte le grosse città portando carestie

Dopo quasi quarant’anni dall’uscita ecco però la sorpresa: il finale dell’opera visto da tutto il mondo fino al 2012 non era quello pensato dall’autore. La produzione infatti optò per un epilogo piuttosto scontato nelle immagini e nel significato, rispetto a quello previsto e realizzato da Bass.

Ed è qui che la storia cambia. E’ con questo finale ritrovato che tutto assume un altro senso, tanto da far diventare un “film di mostri anni ’50” un vero e proprio capolavoro.
Troviamo rimandi a Kubrick, anticipi delle visioni di Ken Russell, un concetto di rinascita che ritroveremo in Cronenberg… tanti elementi tesi a mostrarci un destino, anzi, una Fase post-atomica e post-umana ormai alle porte e che “qualcuno” ha progettato per noi.

Che siano le macchine di Matrix, gli alieni di Omicron/They Live, o gli insetti di Phase IV, una realtà estranea all’umanità sta mutando definitivamente la nostra condizione. Una sostanziale disumanizzazione incombe; l’unica strada è ribellarsi alla meccanizzazione, alla spersonalizzazione, al potere vessatorio e coercitivo che ci opprime sempre più.

I computers mostrati nel laboratorio sono veri: si tratta principalmente del GEC 2050

Quelli del finale ritrovato del film sono cinque minuti di creatività visionaria che cambiano le sorti ed il senso di una pellicola, innalzandola a livelli grandiosi e profetici. Un finale esplosivo, un trip inquietante che mostra il tramonto del genere umano. Un miraggio filmico maestoso difficile da dimenticare.

Il titolo italiano è dunque fuorviante: la Fase IV non riguarda la distruzione del nostro pianeta, ma una riconfigurazione dell’umanità stessa, di presa di possesso dei corpi e delle menti al fine di riorganizzare matematicamente ed “efficientemente” la vita sulla Terra.

La Fase IV, esiziale, giunge dopo una tensione costruita ad arte, tra metafore visive, surrealismo, ottimo commento sonoro assolutamente coinvolgente, bella fotografia e pure discreta recitazione. Tutto assume un senso con questo finale, un senso apocalittico spiattellato in faccia (con forza ma con una certa finezza esecutiva) agli spettatori che restano annichiliti davanti ad una rappresentazione di ineluttabilità antiumana che lascia terrorizzati.

Tra la ricca simbologia del film troviamo losanghe inscritte in “cerchi nel grano” e 7 particolari obelischi.

Le riprese desertiche sono state effettuate in Kenya.

L’aspetto tecnico è di tutto rilievo, basti vedere l’uso che viene fatto di microcamere (nel 1974!) per seguire gli insetti da vicino; da notare anche la realizzazione di una “soggettiva” di una formica.
A livello visivo si tratta, in definitiva, di un’opera monumentale: si anticipa persino di qualche anno il fenomeno dei cerchi nel grano.

La trama in breve: a seguito di uno spettacolare e misterioso evento cosmico, la formiche di ogni specie si evolvono in maniera fulminea e inspiegabile. Ben presto gli insetti muovono guerra agli umani, immunizzandosi velocemente dalle armi chimiche usate per combatterle ed erigendo dei monoliti inquietantemente geometrici che circondano un laboratorio in Arizona, base degli umani che tentano di opporsi alle agguerrite colonie di animaletti mutati.

La rivolta delle formiche è meccanica, organizzata, una catena di montaggio estrema ed efficiente che non lascia scampo agli umani.

La terribile estasi mistica del finale rivela il vero scopo dell’invasione: lungi dal voler distruggere il pianeta, il piano delle formiche, la Fase IV, prevede la trasformazione della specie umana ed il suo adattamento al mondo degli insetti, l’assimilazione totale.

I protagonisti umani del film alla fine rivelano di non sapere cosa vogliano da noi le formiche, ma attendono istruzioni. Il sogno tecnocrate dell’uomo (soltanto) operativo sta per realizzarsi.

“Ci sono campi, campi sterminati dove gli uomini non nascono, vengono coltivati. Se non sei uno di noi, sei uno di loro.”
The Matrix

IL TRAILER ORIGINALE DI FASE 4

Il musicista nipponico Stomu Yamashta contribuisce alle musiche delle sequenze finali.

“Fase 4: Distruzione Terra” (Usa 1974) di Saul Bass

Titolo originale

Phase IV

Paese di produzione

Stati Uniti d’America, Regno Unito

Anno

1974

Durata

86 min

Genere

fantascienza, drammatico, orrore

Regia

Saul Bass

Sceneggiatura

Mayo Simon

Produttore

Paul B. Radin

Casa di produzione

Alced Productions, Paramount Pictures

Distribuzione in italiano

Cinema International Corporation

Fotografia

Dick Bush

Montaggio

Willy Kemplen

Effetti speciali

John Richardson

Musiche

Brian Gascoigne

Scenografia

Don Barry

Interpreti e personaggi

  • Nigel Davenport: Dr. Ernest Hubbs

  • Michael Murphy: James R. Lesko

  • Lynne Frederick: Kendra Eldridge

  • Alan Gifford: Sig. Eldridge

  • Robert Henderson: Clete

  • Helen Horton: Mildred Eldridge

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