”Era il 1955 quando Giuseppe Luraghi, amministratore delegato di Alfa Romeo, mise in atto il piano industriale per la produzione della Giulietta, auto che vedrà l’ascesa del marchio Alfa Romeo nel dopoguerra.
Testi Alessandro Spagnol / Ricerche ed editing Lorenzo
Con la nuova sezione dedicata all’automobilismo classico e vintage, salutiamo l’ingresso del nostro nuovo collaboratore, Alessandro.
La Giulietta e l’Italia del Boom
Era il 1955 quando Giuseppe Luraghi, amministratore delegato di Alfa Romeo, mise in atto il piano industriale per la produzione della Giulietta, auto che vedrà l’ascesa del marchio Alfa Romeo nel dopoguerra.
In quegli anni l’Italia stava riponendo nuova fiducia all’economia e di conseguenza le aziende pìù importanti sulla scena mondiale, Alfa era una di queste, si diedero da fare per creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per dare lustro all’Italia nel mondo e a aumentare le entrate.
Il Periodo storico in cui un’auto non era solo un’auto, era un mezzo di locomozione che la famiglia sceglieva per muoversi per decenni, dunque doveva essere per forza affidabile.
Oltre all’efficienza, su auto come le Alfa si potevano sempre trovare stile, fascino e prestazioni. La Giulietta come auto diventò una sorta di condensato di tutto ciò, diventando “la fidanzata degli italiani” come venne definita in una delle tante campagne pubblicitarie dell’epoca.
Da notare che venne prima lanciata la versione coupè solo perchè alcuni collaudi sulla berlina non erano stati ultimati e paradossalmente questo creò grande curiosità e le prenotazioni, sopratutto da Stati Uniti e altri paesi all’estero, diedero ulteriore conferma sulle linee della carrozzeria disegnate dal Centro Stile guidato da Giuseppe Scarnati.
132000 furono i modelli totali prodotti, numeri che per l’epoca erano notevoli. All’epoca le linee e la moda erano ben diversi dallo stile di oggi, basti pensare che un modello come la 2000 sprint, uscita solo due anni più tardi nel 1957, aveva già linee più tese, essendo una sportiva di punta.
Una Giulietta all’epoca la si poteva acquistare per circa 1.500.000 Lire (sarebbero circa 20.000 Euro odierni, ma per l’epoca erano davvero molti soldi considerando gli stipendi medi di circa 43.000 Lire), mentre una 500 Fiat la si poteva acquistare per poco più di 500.000 Lire (Quando si parla di auto d’epoca mi piace sempre contestualizzare per rendere l’idea di come alcune cose fossero inarrivabili per molti, anche in pieno boom economico).
Oggi di questi esemplari se ne contano molto pochi e sono gelosamente custoditi per poterne preservare la funzionalità e il prestigio di un periodo che difficilmente tornerà a breve nel nostro Paese, ma una cosa ci ha insegnato quel periodo: la capacità di osare, di provare a esplorare, così fertile in ogni settore, dal settore della moda e dello stile, perchè le auto del biscione erano anche stile, fino alla musica e all’arte.
Tre settori in particolare sono e resteranno sempre interconnessi: Musica, Cinema e Motori. Quando uno solo di questi pilastri scricchiola, inizia a produrre qualcosa di mediocre, tutto il resto cede e si crea la noia. Sempre contestualizzando il periodo storico, va pur sempre ricordato che sul finire degli anni ’50 oltreoceano imperversava una nuova ondata di energia caratterizzata da brillantina, auto immense dalle linee sinuose e Rock ‘n’ Roll.
Giuseppe Luraghi e la sua Portello
Luraghi, l’uomo della provvidenza dell’Alfa Romeo nel dopoguerra, è stato uno dei più grandi dirigenti d’industria: tenace, creativo, lungimirante e visionario, è riuscito a tener duro anche nei momenti più bui dell’azienda, quando la lunga mano corrotta della politica è arrivata a portare danno nella macchina perfettamente oliata e marciante che l’Alfa era diventata ai tempi.
Resterà nella storia come il responsabile della rinascita del Mito Alfa Romeo.
Piccolo tour degli stabilimenti del Portello negli anni ’50
Ringraziamenti
Si ringrazia il sito portellofactory.com per alcune immagini presenti nell’articolo.