”La Eko fu non solo la più grande fabbrica di chitarre d'Italia ma anche uno dei maggiori successi mondiali nel campo degli strumenti musicali. L'artefice di tale successo fu un personaggio di nome Oliviero Pigini e a lui dedichiamo questa mostra virtuale di celebrità che hanno imbracciato i suoi strumenti.
Lorenzo
Oliviero Pigini, fondatore della Eko
Oliviero Pigini fu un leone dell’industria italiana che, dalla fondazione della Eko nel 1960, riuscì da solo a portare la quota delle chitarre italiane esportate nel mondo dallo 0,8% del 1956 al 12% del 1965.
Dopo un inizio come produttore di fisarmoniche, Pigini decise di rivolgere la sua attenzione alle chitarre e nel 1956 fondò la Giemmei (Giocattoli Musicali Italiani) a Castelfidardo, con la quale gestiva la vendita per posta di chitarre di liuteria siciliana e importate dalla Jugoslavia.
Nel 1959 fonda la Eko S.A.S. di Oliviero Pigini & Co. e nel 1960 rilevò un ex-stabilimento di fisarmoniche ed inizio la produzione in proprio con il supporto di CRB Elettronica, che già dal 1958 progettava e produceva pick-up su richiesta di Pigini.
Nel 1964 la Eko si trasferirà a Recanati, dove, mentre Pigini e Augusto Pierdominici disegnano chitarre e bassi a marchio Eko, la fabbrica produrrà strumenti anche per altre grandi ditte come la Vox.
Nel 1965 inizia la produzione delle chitarre con i nomi di animali (Cobra, Barracuda, Dragon, Condor, Cygnus) e le nuove chitarre signature come Rokes, Kappa, Auriga, Pace.
Nel 1966 fonderà La Comusik, con la quale gestirà la commercializzazione degli strumenti (Eko, Vox, Thomas) e la Genim che gestirà la parte immobiliare come l’albergo Eko di Fano che, nelle intenzioni di Pigini, sarebbe stato l’hotel dedicato alla musica e agli artisti.
Sempre nel 1966 però si verifica un incendio (a detta di alcuni doloso), che distrugge una parte dello stabilimento di Recanati e Pigini inizia la costruzione del nuovo stabilimento di Montecassiano ma non ne vedrà mai la fine poichè un infarto arresterà la sua corsa ad inizi 1967 a soli 44 anni.
Pigini con il personale della Eko
La fabbrica Eko
Purtroppo la scomparsa di Pigini coincide con l’inizio di una crisi del mercato causata dalla concorrenza asiatica e per alcune scelte non proprio azzeccate e lungimiranti: sotto la guida di Augusto Pierdominici la Eko aggiorna e diversifica la produzione, mettendo in secondo piano il reparto chitarre e puntando tutto sugli strumenti musicali elettronici, le tastiere e gli effetti incorporati come nelle chitarre Vox.
Soluzione questa che si sarebbe rivelata fallimentare, non perchè mancassero idee e innovazione, tutt’altro (prova ne è la mitica drum machine Computerythm), ma grazie alla politica commerciale aggressiva giapponese anche in campo elettronico (il governo giapponese sovvenzionava ampiamente le proprie ditte musicali mentre il governo italiano pensava a sovvenzionare il “vampiro” FIAT, che avrebbe condotto al fallimento la scena automobilistica italiana, trascinandosi dietro tutti i marchi migliori acquisiti nel tempo).
Il mercato degli strumenti a corde invece non era affatto in calo perchè la scena musicale non si fermava mai e mantenne le sue posizioni anche durante gli anni 70, 80 e a seguire. Questo mentre la Eko pagò le scelte sbagliate come quella di ripiegare sulla produzione di copie e strumenti elettronici, arrestando di fatto la curva ascendente che Pigini aveva impressso alla produzione italiana nel mercato mondiale degli strumenti musicali.
Gli ultimi tentativi di riportare la Eko ai tempi gloriosi furono sotto la guida oculata di Remo Serrangeli, che, con idee produttive innovative, iniziò una produzione di chitarre e bassi di alta qualità ma l’improvvisa entrata in campo di una nuova gestione scellerata vanificò gli sforzi portando la Eko alla chiusura a metà anni 80.
Questo articolo sarà quindi una celebrazione dello storico marchio italiano, attraverso le immagini di musicisti, artisti e quanti altri hanno amato ed usato i suoi strumenti nel corso del tempo.
L’avventura internazionale
Pigini stabilì diversi contatti con distributori esteri, tra cui i fratelli Lo Duca per gli Usa. Perciò chitarre e bassi Eko si possono trovare con altri marchi come Eston, Shaftesbury e in seguito anche D’Agostino, Camac… Alcune Vox erano semplicemente delle Eko rimarchiate.
Cari amici, sono felice che la EKO, ed il suo fondatore Oliviero Pigini, vengano celebrati come una vera eccellenza italiana. Mi permetto, dopo aver scorso la galleria fotografica (grazie per avervi inserito anche I Kings, il mio gruoppo), di precisare che il personaggio ritratto con la “Chitarra della Pace” non è Victor Sogliani, il bassista degli “Equipe 84”, bensì Franco Ceccarelli, chitarrista ritmico. Grazie per l’attenzione e buona musica!
Pierpaolo, è un piacere averti tra noi! Grazie del suggerimento, è stata apportata la correzione. Un caro saluto a te e ai Kings!